La regola del sostituto

Avere un sostituto pronto e competente è come dire di cercare un ago in un pagliaio. Certamente quest’ultimo si può trovare, ma unicamente dando fuoco al capanno. Diciamolo pure, il ruolo del sostituto come lo era solo qualche hanno fa è ormai sulla via del tramonto.

A livello militare per esempio, dove la libertà di manovra, la flessibilità e la capacità di riempire i vuoti temporanei, vive la stessa tendenza. Oggi giorno il sostituto è sì sugli organigrammi, ma sempre più confrontato, o meglio ancora, legato con incarichi specifici; per esempio capo-pianificazione, responsabile di un settore eccetera. Questo sistema offre sicuramente vantaggi economici, ma limita fortemente non solo, la funzione del sostituto stesso, ma soprattutto la libertà di manovra del superiore. Il superiore in questo caso non potrà più delegare una mole di lavoro supplementare, liberandolo, di fatto, da mansioni non prettamente vitali per lo sviluppo della propria unità organizzativa. Così, il sostituto entrerà in funzione unicamente in caso di assenza del suo superiore con le lacune o le limitazioni date dalla situazione sopra-descritta.

Abbiamo già detto che questo tipo di approccio può limitare fortemente la qualità di condotta di un capo, in quanto a fronte di problemi correnti, avrà meno tempo di concentrarsi su punti essenziali nella condotta di ogni unità organizzativa, cioè la pianificazione del personale e la pianificazione delle attività a lungo e a medio termine. Altro fattore di non sottovalutabile importanza è la diminuita capacità che si produrrà nel processo di cambiamento e di innovazione a fronte di analisi dei punti forti e deboli (oppure After Action Review).

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