La gente critica, critica, critica… e intanto rosica, rosica, rosica. (Anonimo)
Come tribuni rodati, amiamo professare la giustezza della critica. Meglio ancora; la critica costruttiva. Il sano confronto con la critica – tanto chi la fa e tanto chi la riceve – è ormai il trend della leadership moderna.
Oggigiorno. Un posto qualunque in Svizzera. Diverse persone; fra loro capi ufficio, dottori in legge, assistenti, capi di stato maggiore, capi servizi. Una domanda qualunque – la mia – già …. Dunque “Chi ama ricevere critiche?” … Una levata di mani quasi all’unisono. Poi una seconda domanda: “chi non ama ricevere critiche?” …. Una mano si alza. La mia mano.
Con visi attoniti, sento crescere nel mio pubblico una verace libidine. Vogliono una giustificazione. “Sì, come mai lui non ama la critica?” … Probabilmente forti e inebriati dalle molteplici teorie sulla leadership, gli sguardi che incontro sono – a volte – ostili. Forse.
Così, dopo un momento da “silenzio d’oro”, dove i miei occhi, passano in rassegna tutti i partecipanti, rompo la quiete con la tanto agognata spiegazione. Le mie parole fuoriescono, nude e crude, snocciolando il senso della mia versione fuori dal coro.
“La domanda non è …. Se mi piace essere criticato o meno. La domanda è, se la critica è necessaria o meno”. Così metto ben in chiaro che la critica è necessaria. Esercitare il diritto alla critica, però impone anche dei doveri. Il dovere di criticare, senza mortificare l’interlocutore, il dovere di criticare con senso e con responsabilità. Il dovere di criticare prima forse noi stessi e poi gli altri. Il dovere di accettare che i nostri subordinati ci indirizzino delle critiche. Si anche questo.
E adesso per cortesia, non ditemi che ricevere delle critiche sia entusiasmante, sexy, oppure che vi porti piaceri da erbe aromatiche. Bisognerebbe essere proprio matti da legare. Bè in altre parole, si alle critiche ma se sono positive, ancora meglio.
Qualcuno ha detto che ci vuole meno sforzo mentale a condannare che a pensare. (Emma Goldman)
Siamo così abituati a sentirci propinare che la critica è un dovere, che ci dimentichiamo spesso però l’importanza e il valore da dare a questa parola. Ci sentiamo in dovere di dire “Si, certo la critica è importante” – “certamente … la critica è parte della nostra filosofia aziendale ….” “…. della nostra cultura di condotta …”. Ma forse più tragico, è quando parliamo bene, ma razzoliamo male. A volte, forse anche senza saperlo, siamo degli ipocriti. Probabilmente c’è anche chi lo fa con buone intenzioni, cioè con la consapevolezza che la critica è cosa buona (io ci provo, ma è dannatamente difficile o meglio …. impegnativa), ma c’è anche chi effettivamente, davanti elargisce sorrisi da primato “Certo, io accetto la critica”, ma dentro di s’è coltiva un terreno della vendetta o della negazione.
La differenza tra una critica costruttiva e una critica malevole? La prima è quella che voi fate agli altri. La seconda è quella che gli altri fanno a voi. (Frank Walsh)
Se ricevere una critica – anche personale – cioè smettiamo di illuderci di ricevere critiche solo sul contenuto …. Mi spiego il contenuto è fatto anche da uomini e donne, quindi a volte la critica deve essere necessariamente anche correlata ad una persona. Eh si! Fa male ma è così. Dicevo, se ricevere una critica può farci migliorare, dare o esprimere una critica – di contenuto o su una persona, richiede ancora molta più intelligenza e tatto. Mi spiego ricevere una critica, diciamo sulle buone maniere (il galateo, tanto per intenderci), da una persona dai modi rozzi, probabilmente ha più del grottesco o peggio ancora può snervare la controparte con ragione.
Critica. “arte del giudicare” – “Facoltà intellettuale che rende capaci di esaminare e valutare gli uomini nel loro operato e il risultato o i risultati della loro attività per scegliere, selezionare, distinguere il vero dal falso, il certo dal probabile, il bello dal meno bello o dal brutto, il buono dal cattivo o dal meno buono, ecc. …” (Vocabolario online Treccani).
Così, criticare – il saper criticare – è una qualità inalienabile che un leader moderno deve gestire e possedere. Essere d’esempio, criticare costruttivamente il contenuto o se necessario la persona, ma sapere anche incassare l’artiglieria di ritorno – anche se sporca – sono solo alcune caratteristiche di un leader. Per fare questo, come leader, dobbiamo imparare a conoscere le nostre persona su livelli che non hanno niente a che fare con la superficialità. Per questo: critichiamo solo quello che sappiamo.
Non preoccuparti della critica. Se non è vera, ignorala; se è ingiusta evita di irritarti; se è ignorante, sorridi; se è giustificata, impara da essa. (Anonimo)
Purtroppo però, nel linguaggio corrente la parola critica ha una connotazione principalmente negativa come un “giudizio sfavorevole, di natura soprattutto morale, censura, biasimo dei difetti, veri o presunti, delle azioni, delle parole, dei comportamenti altrui, oppure di fatti e situazioni …” (Vocabolario online Treccani).
Il saper criticare così diventa un’arte. Un’arte accessibile a molti, ma non a tutti. Così, possiamo scegliere di diventare o di essere dei leader credibili, o gingillarci nell’arte teatrale della superficialità, utilizzando l’arte della critica nell’accezione volgare del linguaggio corrente.
Impara a sopportare la critica. Non essere un bambino viziato dalle tue stesse opinioni (Adolph Knigge)
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