Già, la regola di Pareto dice: “che il 20% delle cause produce l’80% degli effetti quindi, ad esempio, il 20% dei vostri clienti genererà l’80% del fatturato e, ancora, il 20% delle vostre giacenze di magazzino costituirà l’80% del suo valore o, come scoprì l’economista e sociologo italiano Vilfredo Pareto nel 1897, il 20% della popolazione inglese possiede l’80% del denaro”. Ok, fino a qua tutto chiaro. Niente da ridire.
Sì può così anche dire, che una volta che si è svolto il 20% di un lavoro, abbiamo raggiunto l’80% di risultato. Mica male! Condivido in pieno. Il più delle volte, sono d’accordo con questo principio. La speranza è anche quella, che il famoso 20% di lavoro sia anche paragonabile ad un lavoro di qualità.
Ma come tutte le regole, dettate da buone ragioni, esiste anche la possibilità di un utilizzo – non proprio positivo – ai propri fini. Parlo dei fannulloni; parlo di persone che si accontentano solo di un certo risultato e dimenticano di cercare l’eccellenza. Parlo di quelle persone che antepongono i propri interessi personali a scapito della propria missione. Parlo di quelle persone che mirano solo ed esclusivamente alla propria carriera e che venderebbero – in un certo senso – la propria madre. Certo avere i propri obiettivi, voler raggiungere un determinato livello nella propria carriera è più che lecito. Nessuno lo mette in discussione.
L’eccellenza, cioè lavorare ancora per il rimanente 80% per colmare il 20% (uguale qualità-eccellenza) è un fattore da non dimenticare. Non ci si può sempre nascondere dietro “ehi, ho fatto il mio 20% e ho risolto l’80% del problema”. Non così non ci sto! Quindi – e forse mi posso anche sbagliare – io diffiderei di tutti quelli che si appigliano veementemente a questa regola, solo per giustificare – forse – un’accentuata propensione al minimalismo. Ma come sempre è una mia piccola opinione.
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