Ulteriore sviluppo dell’esercito (USEs)

Oggi parliamo del futuro del nostro esercito di milizia. Una prima domanda che ci potremmo porre è quella di chiederci sul come mai abbiamo bisogno di un successivo sviluppo. Innanzi tutto trattasi di un processo normale. Ogni istituzione, azienda, organizzazione per vivere e competere deve potersi adattare e trasformare. Il Rapporto sulla politica di sicurezza del 2010 (RAPOLSIC 2010), rispondeva alla domanda su che cosa dovesse poter fare l’esercito. Il rapporto sull’esercito (2010), aveva quale scopo di tracciare una via per la sua realizzazione, mentre un nuovo rapporto del novembre 2011, cercava di rispondere a due domande “Cosa è realizzato e cosa segue con l’ulteriore sviluppo dell’esercito”.

Le condizioni quadro per questo ulteriore sviluppo sono cinque; il dimezzamento dagli 120 000 attivi e della riserva di 80 000 ai 100 000 attivi, il budget dell’esercito di 4.7 miliardi incluso l’acquisto dei Gripen, dai 6.3 ai 5 milioni di giorni si servizio / anno. Il quarto criterio è costituito dai compiti dell’esercito che rimangono invariati, mentre il quinto punto è scaturito dal rapporto sull’esercito, che indica un fabbisogno di 5.4 miliardi/anno per assolvere i compiti ricevuti. Di conseguenza, e nel rispetto dei criteri politici, non sarà più possibile assolvere tutti i compiti in agenda.

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Grafica: rappazzo.org

Tuttavia

lo sviluppo ulteriore del nostro esercito consentirà diversi miglioramenti;

il miglioramento dell’istruzione, in primo luogo per i quadri, l’incremento della prontezza e un equipaggiamento completo per le formazioni d’impiego per l’appoggio alle autorità civili. Innanzitutto l’istruzione: ogni futuro quadro dovrà assolvere una scuola recluta, incluso il servizio pratico completo. Avremo due scuole reclute annuali di diciotto settimane. Per quanto concerne i corsi di ripetizione, lo sforzo principale sarà a favore dei quadri (1 sett CQ, 2 sett CR) nella consapevolezza però di dover accettare diverse lacune nel servizio. L’incremento della prontezza invece sarà garantito dall’introduzione di un modello di prontezza differenziata o meglio di una mobilitazione differenziata e questo sempre parlando di formazioni di milizia. Miglioramento anche per quanto concerne il materiale necessario, che sarà decentralizzato, e quindi pronto per diversi tipi di impieghi. Sempre per il materiale, si darà priorità alle missioni più probabili.

Se prima abbiamo parlato dei punti forza, è altresì corretto formulare alcuni punti deboli dello sviluppo ulteriore dell’Esercito. Questo sviluppo, comporterà una riduzione degli standard di sicurezza giacché la capacità e i mezzi per la difesa da un attacco militare a medio termine continueranno a diminuire. A seguito del sotto finanziamento, l’esercito continuerà a vivere a spese delle proprie riserve, il profilo prestazionale verrà ridotto ulteriormente (non si può fare tutto), e si creeranno diverse lacune nella presenza delle truppe sul territorio nell’arco dell’anno.

L’ulteriore sviluppo dell’esercito è necessario. Non si tratta di un bicchiere mezzo vuoto bensì di un bicchiere mezzo pieno.

La politica in ultima analisi porta la responsabilità.

È la politica che da un valore alla nostra sicurezza. L’Esercito deve solo mettere in pratica nel migliore dei modi le missioni da eseguire. Per questo svilupparsi, trasformarsi, adattarsi ai tempi e alle minacce è fondamentale alla sopravvivenza e alla sicurezza del nostro Stato. La nostra Svizzera!

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