Il 16 ottobre dello scorso anno, ci eravamo soffermati sulla questione della disputa fra Taiwan e la Cina – Growing Military Muscle. Da una parte il programma cinese con l’acquisizione di sistemi d’arma mobili e l’obiettivo di sincronizzare al meglio electronic warfare. Dall’altro troviamo Taiwan che non se ne sta con le mani in tasca, presentando sempre nello stesso periodo nuovi missili. Nell’edizione del 7 di gennaio, Defense News ripropone due interessanti contributi di Wendell Minnick dal titolo Taiwan to purchase patriots, Apaches e il secondo Taiwan fears China is chipping away at US. Support. Il primo si focalizza sull’acquisizione di nuovi armamenti, mentre il secondo rende attento il lettore sulla strategia cinese. Infatti la Cina non solo potenzia la propria potenza militare mirata, ma anche promuove un’attiva azione diplomatica tendente a isolare o quanto meno ritardare eventuali contratti militari stipulati fra paesi fornitori e Taiwan. A questo punto è utile rileggersi Sun-Tzu in “l’arte della guerra” (Biblioteca universale Rizzoli, a cura di Leonardo Vittorio Arena – prima edizione 1997). Sun-Tzu disse: “… Così, gli esperti di applicazioni strategiche sottomettono le truppe nemiche senza combattere; espugnano le fortezze nemiche senza attaccarle; e demoliscono gli Stati nemici senza (impegnarsi) a lungo” (pagina 34). L’azione diplomatica cinese è quindi, come cita l’articolista, volta a rendere il supporto verso Taiwan più debole. Dal micro cosmo cinese-taiwanese, è utile non dimenticare il macro cosmo, cioè l’importanza della regione e gli attori coinvolti (USA, Giappone – tanto per citarne alcuni). In risposta o più per calcoli, Taiwan coinvolge anche l’ONU con la richiesta di adesione. Comprensibilmente sia da parte Statunitense, sia da parte Cinese questa nuova azione sicuramente non sarà orfana di irritazioni e ulteriori manovre politiche. I concetti racchiusi ne “l’arte della guerra”, non sono da sottovalutare. Da una parte troviamo una Cina che grazie anche ad una progressione economica senza precedenti, può investire nel potenziamento dell’apparato militare, costringendo anche Taiwan ad impegnarsi in questo campo. Dall’altra parte e per azione diplomatica un isolamento ai danni di Taiwan, potrebbe mettere in crisi l’economia, la capacità di acquisizione di materiale bellico all’altezza e quindi compromettendo in definitiva la propria capacità di difesa. Militare ma anche economica e morale. Tornando alla battaglia di Taiwan per entrare nell’ONU (La battaglia di Taiwan per essere ammessa alle Nazioni Unite) é utile sapere che la le autorità cinesi bloccano dal 1993 con il proprio veto l’entrata in materia. Con una nuova offensiva politica le autorità di Taiwan vorrebbero indire un referendum popolare per sondare il reale volere dei propri cittadini. Questa iniziativa però ha trovato negli Stati Uniti poco riscontro. Per contro l’ONU ha respinto l’adesione di Taiwan in osservanza e in coerenza alla risoluzione del 1971 con cui le Nazioni Unite riconoscevano Pechino come “unica Cina”. Il centro di alti studi sulla Cina contemporanea, riportava poi la sconfitta del Partito Democratico Progressista (DPP) alle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Taiwan, tenutesi sabato 12 gennaio; dove il partito di opposizione nazionalista del Kuomintang (Kmt) otteneva una schiacciante vittoria.