La politica delle persone contro la politica del contenuto

a margine della discussione parlamentare sul programma d’armamento

Pare vero che questo antagonismo sia al centro dell’attenzione del comune cittadino svizzero. Grazie comunque allo spostamento dal contenuto alla persona, negli ultimi tempi la politica di sicurezza, il nostro esercito e il programma d’armamento sono assurti agli onori della cronaca. Insomma tutti ne parlano. Il dibattito politico però negli ultimi tempi è scaduto, a mio modo di vedere, a livelli puerili e di poca sostanza.

Sull’altare del contenuto si giocano le side della politica delle persone. Tutti concordano con l’importanza della politica di sicurezza, tutti concordano sull’importanza di avere un esercito moderno, di milizia e pronto. Ma, tutti preferiscono una mera politica di distruzione della persona. Ah dimenticavo che ci sono anche formazioni politiche che mirano all’indebolimento progressivo dell’esercito, alla sua completa dissoluzione, ma sono troppo codarde perché siano sincere con il proprio elettorato. Anche chi vede un esercito più piccolo e composto su base professionale, mirano a lungo termine alla sua completa dissoluzione. Ascoltando o leggendo le esperienze degli eserciti europei passati al professionismo, non è raro leggere di come il professionismo sia un impoverimento della qualità e della sua accettazione. In un piccolo paese come lo è la Svizzera, il sistema di milizia rappresenta non solo una risorsa importante a favore della nostra politica di sicurezza, ma anche un mezzo dove ogni cittadino è chiamato a sostenere attivamente quell’unità culturale retaggio (positivo) del nostro passato. L’esercito da parte sua opera in conformità a quanto la politica richiede. Questo è certo. Però non resta fermo a guardare; cerca di migliorarsi, cerca di uscire da questo vortice di incertezza pericoloso. Molte sono le discussioni, le prese di posizioni o le proposte come per esempio si può leggere sulla NZZ di sabato 27.09.2008.

Ritornando al tema centrale di questo commento vi è da dire che se il nostro esercito avesse avuto una maggiore presenza attiva di ufficiali ma anche di sostenitori attivi nelle due camere del parlamento, la questione politica del contenuto avrebbe avuto la meglio sulle diatribe adolescenziali dei vari partiti. Per una maggiore presenza si intende quella presenza di sostenitori trasversali ai diversi partiti di governo. Con la riduzione degli effettivi dell’esercito dalle riforme 95 e XXI, la presenza di comandanti militari o di persone pronte a difendere l’esercito sopra la logica guerresca partitica sono e stanno sensibilmente diminuite.

A volte cì si può chiedere se esistano ancora ufficiali che siedono in parlamento. Se sì, bisogna domandarsi, anche se sono pronti a sacrificare la propria carriera politica cercando di difendere un’istituzione in balia ora più che mai alle vendette dei partiti. Ricordiamoci però che queste situazioni sono favorevoli se non addirittura congeniale alla tattica del salame!

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