Brexit bla bla: gioia e dolori

Bene l’Inghilterra è uscita dall’Europa. O meglio si accinge ad uscire … dall’Europa. Ma non voglio troppo disquisire sul fatto che sia giusto o sbagliato. Quello che mi fa più paura sono le urla di gioia. Si dai: ora andrà tutto per il meglio! Anzi, direi di più: dai usciamo anche noi! Eh si, ma perché dato che siamo sempre in vena di criticare Berna non facciamo anche noi un referendum e ce ne andiamo per i fatti nostri? Ah, no eh… quello no.

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globecartoon.com

Alla radio ho sentito il seguente commento:

“il mercato unico europeo è stato l’ancora della democrazia”

Io ci aggiungerei: … e anche della nostra stabilità.

Il matrimonio

Ma fatemi il piacere. Prima di gioire delle disgrazie –  già ma come posso definire una disgrazia altrui? La Brexit, è … democrazia, … di un risultato (cancellare disgrazie …) sarebbe ben più giudizioso fare i compiti in casa propria e ricordarsi che l’Europa fino a poco tempo fa era in balia di guerre. E ce ne sono state proprio tante. Forse, anche il mio non è un approccio valido, ma tant’è che ritengo importante non dimenticare il passato. Un passato di malafede, di fredda diplomazia, di trame e di voglia di grandezza, di incomprensioni, di sotterfugi. Un passato scritto con il sangue di tante persone, un passato di guerre.

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Europäische Kriege 1500-1800

Anche i matrimoni falliscono. Chiaro. Ma ci sono sempre due strade da percorrere; il divorzio sulla falsa riga di un film del 1988 passato alla storia (La guerra dei Roses), oppure un divorzio più accondiscendente Continuiamo. Chi ama la burocrazia? Chi ama il potere centralizzato? Chi ama la classe politica? … Probabilmente sono in pochi, potrei scommetterci. Sì ma voi, … noi che reclamiamo sempre e di più, quale alternativa abbiamo? (La maggioranza, risponderebbe …) La democrazia – fino a prova contraria – rimane sempre il male minore.

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bruceonpolitics.com

Le masse, ovvero i cittadini possono essere manipolati. Si, manipolati. Non è l’Europa che è in crisi, ma è la classe politica, quella stessa classe politica che è eletta dai cittadini e che probabilmente è manipolata da grandi corporazioni di interesse.

Piccolo fuori tema

Uhi, guai a dirlo. A proposito, non ci vuole un matematico o un genio per capire che quando una cosa è troppa è troppa. Essere un paese d’accoglienza è un dovere, fa parte anche della nostra tradizione. Ma non si può riempire la barca superando i limiti naturali. E questo vale anche per l’accoglienza; uno sbilanciamento troppo pronunciato di culture diverse, può rendere difficile l’assimilazione. Questi argomenti sono però soggetti a interpretazioni di tutte le fazioni. Ma non è questo il discorso. Andiamo avanti.

Riprendiamo il filo della matassa

Già ma chi sono io per parlare di Europa, quando la mia Nazione ne è al di fuori. Bè, avete ragione. Ragioniamo. Sì, siamo fuori – anche se effettivamente siamo in Europa …, ma senza l’Europa potremmo diventare un relitto in via d’estinzione. Anche se non siamo in Europa, abbiamo bisogno dell’Europa. Poi, se la memoria non mi tradisce, prima di fondare la confederazione, anche noi eravamo una “cozzaglia” di regioni che si sono messe insieme (voglia o non voglia) per far fronte a pericoli comuni. Abbiamo imparato a coesistere. A fronte di questa esperienza, ci siamo evoluti, siamo diventati più forti, abbiamo imparato ad aiutarci gli uni con gli altri. Si, coesistere con altre realtà. Ma questo processo è durato diversi anni, decenni (o più). Per giunta è sempre meglio innaffiare l’orto, perché in caso contrario, potremmo effettivamente indire un referendum di secessione (secessione a cosa?: dalla Svizzera? … brivido!). Mamma mia. Improbabile? Si, No? Ma voi siete in grado di vedere il futuro? Io no. So per certo che tutto è possibile Non mi sembra che eravamo contenti di essere sudditi di qualche altro Cantone svizzero tedesco. Il Ticino in primis deve ringraziare anche l’invasione Napoleonica che ci diede l’autonomia.

Grazie Napoleone!

A me piace l’idea dell’Europa delle Nazioni, piace anche che la Svizzera ne sia fuori. Si lo so è un controsenso. Mi piace pensare ad un’Europa che possa guardare nella stessa direzione, che possa collaborare, che possa progredire e si renda conto che sull’atlante mondiale è piccolina. Se dovessimo ricominciare a pensare a solo noi stessi, bè prepariamoci a viverne delle belle. Consiglio la rilettura di alcuni libri di storia.

Giovani-vecchi
fonte: Linkedin, autore sconosciuto

No, non gioisco per la decisione Inglese. Guardate anche chi e come ha votato. Mi rattrista. Sono triste nel constatare che l’intera classe politica, economica e sociale, non siano riusciti a perseguire il concetto di unità dove il cittadino e non gli interessi personali o di categoria, sono al centro dell’azione politica-economica. Il problema non è Inglese. Il problema è di tutti noi. Per come sono andate le cose, BREXIT, REMAIN, PRO e CONTRA, sono tutti dei perdenti. Speriamo quindi che i nuovi Balivi non prendano il sopravvento.

Terminato. Bé, non prendetevela, si tratta di un’opinione. #Opinione 67 | Diario. Solo un’opinione.

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3 commenti su “Brexit bla bla: gioia e dolori”

  1. Mi scuso per non aver risposto alla Sua mail: quando ho visto che l’indirizzo email che usavo prima ha ripreso a funzionare come prima, ho smesso di controllare l’altro. Sono mortificato.
    Riguardo alla Brexit, è chiaro che a livello politico l’idea di Unione Europea sta miseramente fallendo. Malumori e voglie di scissione ci sono un po’ da tutte le parti, e non è un caso che il primo passo concreto in questa direzione l’abbia fatto la Gran Bretagna, stato che per cultura e posizione geografica si è sempre sentito orgogliosamente “diverso” e separato dagli altri. A proposito della Brexit, condivido con Lei questo post trovato su Facebook:

    Seriamente. La Brexit dovrebbe far riflettere. Seriamente, appunto. Dovrebbe far capire che il termine “unione” non ha senso quando comanda un solo paese sostenuto da servi compiacenti. Non ha senso quando si vive di ricatti e regole capestro. Non ha senso quando si producono norme assurde che ledono le economie dei singoli stati. Non ha senso quando la “moneta unica” è nata con la parità col marco e tassi di cambio con le altre da usura. La Brexit dovrebbe far aprire gli occhi anche sulle politiche di immigrazione, non per razzismo o xenofobia ma perchè accogliere significa dare leggi e lavoro (se c’è) e non inventarsi campi profughi e cooperative che ci speculano sopra.
    Invece sono pronto a scommettere che adesso saranno solo ritorsioni. Ci rimetteremo ancora noi, servi del quarto reich. Spero solo di sbagliarmi.
    P. S.: sono sempre serio se dico che Renzi poteva risparmiarsi la lettera sul Guardian. La sua immagine internazionale è ridicola e non è azzardato pensare che gli inglesi l’abbiano presa come l’ennesimo guaito del cucciolo della Merkel. Con tutte le conseguenze.

    L’autore del post si riferiva ad una lettera del nostro premier, nella quale invitava gli inglesi a votare per il Remain. Quella lettera è stata recepita in Italia come un evidente segno di megalomania: Renzi fuori dall’Italia conta come il due di briscola, e quindi era ridicolo che lui pensasse di poter influenzare il voto degli Inglesi.
    Le mie considerazioni La trovano d’accordo?

    1. Anche io per quanto a ritardo, non sono secondo a nessuno. La ringrazio vivamente ancora per i suoi pensieri. Trovo le sue considerazioni legittime, ma per quanto riguarda la realtà italiana, non mi sento in grado di dare un giudizio. In effetti seguo solo di rado le vicende italiane. Non per noncuranza, bensì per mancanza di tempo. Buona domenica.

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