Il percorso professionale. Una storia infinita. La via del perfezionamento continuo. La responsabilità del singolo vs la responsabilità del datore di lavoro. La qualità e lo spessore del dipendente. L’istruzione a corto – medio – lungo termine. Le letture d’obbligo. L’istruzione continua non è un optional. L’istruzione continua è un dovere.
1997-2001. È il periodo del mio ritorno sui banchi di scuola. Una scuola particolare; l’allora scuola militare, ora accademia militare. Un bel, anzi un bellissimo periodo. Libri, riviste, articoli di giornali, viaggi di studio. Non solo tattica. Storia, tecnologia, etica, condotta, lingue … . Una scuola con lo scopo di preparare i futuri ufficiali professionisti.
L’accademia militare è sicuramente ancora oggi un’ottima fucina per la preparazione alla professione; l’accademia è anche un misto di diverse provenienze. L’accademia militare ha anche il compito di preparare e forgiare il top-management del domani. L’accademia militare è un coeso di diversi studenti, di più culture, con molteplici percorsi professionali, ma anche vie accademiche. Per molti la fine della scuola è il capolinea o quasi del perfezionamento continuo. In poco tempo il fronte, cioè l’istruzione, ci assorbe completamente. Le nostre risorse sono convogliate (giustamente) verso i bisogni della milizia. Le scuole reclute passano, i corsi quadri passano. Con il tempo siamo sempre più intrappolati nel micro-management della quotidianità. Ci sono sì dei corsi di aggiornamento, dei corsi supplementari, ma il più delle volte sono percepiti come una semplice e fastidiosa formalità da eseguire senza per altro essere convinti dell’utilità. Nel 2009 e nel 2011 ho seguito con successo e con un’estrema gioia i due corsi ufficiali di perfezionamento. Diverse settimane, si senza responsabilità diretta, ma anche settimane intense dove ho potuto assistere a una moltitudine di conversazioni molto interessanti. In questi anni, però non sono rimasto a digiuno; infatti, nella lettura ho trovato il mio nutrimento per continuamente aggiornarmi e mettermi a confronto con l’evolversi della nostra società. In aggiunta ho seguito diversi corsi civili allo scopo di migliorare le mie capacità manageriali. Credo quindi fermamente nella formazione continua. Con o senza l’avallo del datore di lavoro. Ma il punto centrale dell’opinione di oggi è un altro.
«E’ ciò che pensiamo già di sapere che ci impedisce di imparare cose nuove» Claude Bernard (fisiologo francese)
A rigor di mente non mi ricordo di aver ricevuto una qualsiasi lista di letture considerate un dovere da leggere. Per onore di cronaca, ogni tanto qualche professore, consigliava questo o quel libro. Oppure era a libero arbitrio dello studente, annotare questo o quel libro, da leggere in seguito. Riassumendo; la nostra scuola quale tipologia di ufficiale professionista produce?
Ma torniamo brevemente a disquisire sulla tipologia del perfezionamento. Ci sono diverse categorie di perfezionamento; la prima e forse la più facile da osservare è l’istruzione tattica, di condotta. Quest’ultima è facile da organizzare. Facile da seguire. Il suo utilizzo è immediato. Da questo punto in avanti troviamo delle categorie che possiamo considerare come degli investimenti a lungo termine; un investimento per l’esercito e un investimento sulla persona. Non parlo però dell’istruzione complementare prettamente militare; i corsi di formazione dell’esercito, incluso i corsi di formazione stato maggiore generale, bensì parlo di perfezionamento che divarica la prassi o il contesto prettamente guerresco. Troviamo da una parte quell’istruzione nel campo del management, del personale e dell’istruzione politico-strategica. Queste istruzioni però non devono e non possono essere solo mero appannaggio dei futuri generali, bensì anche per tutti i professionisti che, dopo il sapore, l’esperienza nelle “trincee” dell’istruzione, con il tempo assumono ruoli, sia di comando, sia di maggiore concetto all’interno delle varie organizzazioni dell’esercito.
«Chiunque smetta di imparare è un vecchio, che abbia 20 anni o 80. Chi continua ad imparare, giorno dopo giorno, resta giovane. La cosa migliore da fare nella vita è mantenere la propria mente giovane ed aperta.» Henry Ford (Industriale)
Mi si potrebbe obiettare che dopo la fase trincea, esistano dei corsi, ora ZAL I, ZAL II …, che sono disegnati per coloro che proseguono la loro formazione. Gli obiettivi dei corsi sono sicuramente nobili e coerenti, ma il breve periodo dell’istruzione sicuramente non sufficienti a rendere i partecipanti “altamente qualificati”. Corsi quindi efficienti, ma non efficaci. Questi corsi sono come delle isole, o delle stazioni quasi completamente slegate fra loro. Quello che manca è la continuità che trova il suo porto di partenza dalla fine dell’accademia militare e dove il viaggio prosegue durante la carriera professionale. Ora il punto cruciale è quale destinazione si vuole raggiungere e di conseguenza, dovrebbe essere pianificato il proprio viaggio. Ed essendo in mare, sarà sempre possibile aggiustare la propria rotta. Condizione sine qua non però, è una base solida secondo il quale ogni professionista dovrebbe basarsi per continuare a nutrire il proprio bagaglio. Questa base deve essere definita e non dovrebbe essere solo lasciata alla libertà dell’individuo. Che cosa vogliamo dai nostri ufficiali professionisti per il loro percorso professionale? Quale deve essere il profilo degli ufficiali professionisti del dopo trincea? Quanto di tattico, quanto di strategia, quanto di scienze politico-militari. Durante il viaggio, ognuno di noi sviluppa delle particolari doti, particolarità, interessi. Così in base ad una pianificazione del percorso professionale più trasparente e solida, chi ha interesse per la gestione del personale, dovrà essere prontamente indirizzato sulla formazione professionale pertinente a questo campo. E così via. A volte ho l’impressione che in funzione del vento, il viaggio è pianificato o peggio ancora, è adattato. Reagire al posto di agire?
«Chi poco pensa troppo erra». Leonardo Da Vinci
Mentre la tipologia delle caratteristiche degli ufficiali professionisti non è competenza della mia penna, posso affermare con una certa sicurezza, che il perfezionamento professionale, ora come ora, è un
dovere che abbiamo nei confronti alla nostra istituzione e a noi stessi.
Alla nostra istituzione per essere sempre al passo con i tempi. Alla nostra persona per proseguire, il cammino professionale con interesse, soddisfazione e successo. Ecco perché al termine di ogni corso che si rispetti, sarebbe arricchente ricevere una lista di testi, di libri non solo da leggere, ma anche da capire e da comprendere. Farlo o no, in fin dei conti è poi solo la responsabilità del singolo.
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