Il pomodoro, l’economia e la milizia

Disquisizione di un concetto culturale sulla via della trasformazione

Un esercito accettato o tollerato? Fino a quando il sistema di milizia potrà sopravvivere in una società votata al benessere? È solo una questione di soldi o è la società dell’individualismo? L’esercito è forse sì in fase ampi movimenti, ma non per questo moribondo. I cambiamenti sono necessari, le ristrutturazioni sono necessarie, le critiche sono necessarie, ma una cosa non bisogna dimenticare, l’esercito ha lo scopo di servire gli scopi politici. Altrettanto vero però che la politica che non deve dimenticare che l’esercito è uno strumento dove l’impiego della forza è una delle sue prime attività.
magg Alessandro Rappazzo

Durante una delle tante presentazioni che ho dovuto sostenere per diventare ufficiale professionista, paragonavo l’esercito e più precisamente le sue finanze ad un succoso pomodoro. Era il 1997 se non sbaglio ed allora si parlava di un finanziamento assicurato dell’esercito dei circa 4.1 miliardi (?) per anno fiscale. Da allora però la coltura di pomodori ha subito diversi cambiamenti. La pressione sulle finanze si è sempre più accentuata, accentuata a tal punto che se la strada intrapresa sarà la stessa rischieremo di trovare nel nostro piatto un pomodoro sì rosso ma privo di gusto. Se con la pressione al risparmio si è dovuto, anche giustamente, ridisegnare l’esercito, all’orizzonte si sta formando un pericolo che a medio e a lungo termine potrebbe modificare definitivamente il gusto per questo prodotto; il pomodoro. Vada per una migliore coltivazione, per una più accurata gestione dei sistemi produttivi, ma in fin dei conti, è il consumatore che ne decreta il suo successo. Questo consumatore è il nostro sistema di milizia; il cittadino comune, il cittadino che prima si sentiva cittadino-soldato, ma che oggi è un cittadino che tollera sulla nostra tavola questo prodotto.

Decisamente le cose sono e continuano a mutare. Alcuni anni orsono, l’esercito era maggiormente presente fra la popolazione, forse meno nelle città, comunque presente, si vedeva, era appariscente. Oggi, anche per risparmiare, si ha giustamente la tendenza ad un utilizzo più razionale delle caserme, causando però anche un minore indotto all’economia locale. Quest’ultima evoluzione è iniziata con l’inizio della riforma di “esercito 95” e dell’attuale esercito. Ma non è tutto; l’esercito esiste, ma non si vede. Si ha quasi l’impressione che si cerchi di non disturbare la quiete pubblica, la quiete delle coscienze, oppure si cerca di non disturbare coloro la quale l’esistenza dell’esercito non è ragione d’essere. D’altro canto, e questo è un segno certamente positivo, si cerca di promuovere l’immagine dell’istruzione, dei corsi di condotta, con l’intento di ridare attrattività allo strumento esercito (e della carriera militare) cercando di creare sinergie che possano invogliare i datori di lavoro da una parte e i futuri quadri dall’altra, ad intraprendere una funzione di responsabilità in seno all’esercito; se pensiamo bene, è come codificare con un marchio di qualità il nostro pomodoro.

Ma si ha la tendenza a dimenticare che è il semplice soldato a formare lo zoccolo duro, una sorta di radice insomma, garante a lungo termine di una sua rigenerazione. Sun Tsu più di 2500 anni fa scriveva che l’esercito migliore è quello che si prepara, ma non viene mai utilizzato. Condividere questa affermazione, significa non solo tollerare un’organizzazione come l’esercito, ma anche sostenerla apertamente e quindi immaginandoci di vendere il pomodoro in un mercato all’aperto e non solo nei grandi magazzini. Dove il mercato è sinonimo di contatto con il cliente, mentre il grande magazzino è nient’altro che un acquisto asciutto, cioè senza contatto.

Non me ne volgano le diverse manifestazioni cantonali e federali, che promuovono certamente lo spirito di coesione, di ritrovo e di promuovimento, ma che forse sono più un’espressione di una cerchia ristretta di affezionati. È la truppa regolare sul terreno quella che deve assolvere i suoi compiti di cittadino-soldato il vero traino del nostro sistema di milizia. Dobbiamo evitare di rinchiuderci gradualmente nelle caserme, di evitare la paura di non essere accettati. Anche un’esercitazione dovrebbe essere concepita in un ambiente, dove il contatto e la collaborazione con il semplice cittadino non fosse un ostacolo, insomma caserma sì, ma l’esercizio di formazione per quanto possibile al di fuori della stessa.

Se poi vogliamo parlare di concimi, sono i datori di lavoro che dovrebbero non solo dare la possibilità di seguire una formazione di condotta ai loro collaboratori, ma anche sostenere l’assolvimento degli obblighi militari per i cittadini-soldati che per loro scelta o meno, formano la maggior parte del nostro esercito di milizia; i soldati. Questo aspetto comunque andrebbe approfondito maggiormente in quanto nella situazione attuale, vuoi la situazione economica attuale, per l’internazionalizzazione delle maggiori aziende e non da ultimo per l’attrattività dell’esercito, è latore di diverse conseguenze.

Senza un’adeguata valenza filosofica e con la sola visione economica, una struttura come l’esercito ha un destino segnato. Non oggi, forse non domani, ma un giorno verrà, dove le caserme ormai vuote saranno svendute o adibite ad altri compiti.

Il nostro pomodoro è comunque ancora oggi un prodotto sicuramente valido, ma spremerlo ulteriormente e non curandone le sue radici si correrà il serio rischio che il suo succo, prima o poi, resterà solo un mero ricordo.

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