Discussioni vertenti il modello della milizia non sono nuove; anzi. In Svizzera conosciamo diverse forme della milizia, sanitari, pompieri, la politica e il servizio militare. L’ennesimo spunto di riflessione lo propone la NZZ di domenica 23.08.2009. Il mettersi a disposizione grautitamente per un’associazione o per un’istituzione non è sempre così evidente. La nostra società sta cambiando e con essa anche la disponibilità a dare qualche cosa. Ho trascorso 19 anni presso un’associazione giovanile e con il tempo ho potuto notare un’affezione al volontariato.
L’esercito di milizia basa la sua vitalità e la sua forza sulle persone capaci che sono disposte ad impegnarsi per una giusta causa. Fino al termine della Guerra Fredda il binomio carriera militare e civile era praticamente assodato. Dal crollo del muro e dall’inizio delle illusioni è sempre divenuto più difficile trovare validi volontari. Ma i tempi cambiano, le strategie pure. L’esercito è riuscito a meglio coordinare i ciclo di studi, di lavoro con la carriera militare.
Anche l’economia, i datori di lavoro hanno capito quali importanti vantaggi nel campo della condotta possa trarne profitto il collaboratore. La carriera militare però non sopprime l’istruzione civile, bensì la completa, la migliora. Per tutte le parti è una situazione Win-Win. Qualsiasi giovane che si impegna in qualsiasi associazioni o strutture nel campo della condotta può fruirne dei suoi frutti. Certamente anche nel campo professionale bisogna essere pronti a mettersi sempre in gioco. Migliorare quotidianamente. E per citare l’articolista, “… i sottufficiali non sono discriminati dal mercato del lavoro”, e continua “gli ufficiali hanno una probabilità significativa di poter accedere a classi di salario superiori”.
Ma la milizia non da solo vantaggi a terzi, bensì ne trae anche. Le conoscenze, le competenze che il personale della milizia porta sono anch’esse molteplici.
Il sistema di milizia, la disponibilità al volontariato ha un suo senso. Un suo futuro.