L’arma personale

La polemica sull’arma di ordinanza del nostro esercito è stata brutalmente rinvigorita dai fatti accorsi pochi giorni fa, dove una 21enne recluta ha ucciso con il fucile d’assalto dell’esercito una 16enne a lui sconosciuta. Il motivo di questo gesto è ancora sconosciuto. Resta un morto sul terreno, ritorna la polemica sulla necessità di conservare nella propria abitazione un’arma. I commenti a questo punto non si sprecano pro o contra trovano ampio spazio sui giornali, nelle trasmissioni televisive (Tele Zürich) e nei più disperati forum. Il capo del dipartimento della difesa Samuel Schmid afferma che non si può colpevolizzare un intero sistema, in questo caso ogni cittadino, per errori commessi da pochi. Certo che però queste situazioni mettono in serio pericolo un sistema che si basa anche sulla fiducia che un’istituzione ripone nei propri cittadini, in questo caso cittadini-soldati.
Lasciamo però perdere la discussione sull’utilità o meno di tenere un’arma al proprio domicilio. Anche se sono un professionista dell’esercito, sono un fervido assertore del nostro sistema di milizia. Credo nel cittadino-soldato e credo anche che non bisogna fare di tutta un’erba un fascio.

Sono convinto che ogni attore in coinvolto in questo tema, debba innanzitto fare il proprio lavoro;
– la politica deve chiaramente e senza dubbio ancor più pronunciarsi in modo inequivocabile;
– le istituzioni, quali la formazione, i comuni devono essere più attenti ai problemi dei nostri giovani;
– l’esercito deve essere più rigoroso nell’istruzione e nel controllo.

Utopico però sarebbe pensare che tutti i mali verrebbero meno, ma sicuramente si potrebbe dare un valido contributo a contenere il fenomeno della violenza.

Essendo coinvolto nel terzo attore, l’esercito vediamo ora cosa potremmo fare per contribuire al contenimento di questo problema. Nell’edizione della Neue Zürcher Zeitung (NZZ) del 1 dicembre 2007 a pagina 21 è divampata fra i lettori una discussione che ruota attorno all’immagine dell’esercito. Diversi i pro come i contra. Anche il blog offiziere.ch presenta in modo neutrale le diverse correnti. Ma cosa possiamo fare per migliorare la nostra immagine? Semplice solamente il nostro lavoro; serio, preciso e conseguente. Non sta a noi professionisti polemizzare sulla necessità o meno di un’arma a casa. No, a noi solo e unicamente il compito di istruire al meglio i nostri soldati, di controllare in modo più mirato e preciso l’utilizzo delle armi, l’uso delle munizioni e il controllo “contabile” di quanto viene utilizzato a scopo di istruzione. Come capi, dobbiamo essere coscienti della responsabilità che portiamo. Dobbiamo essere più severi con chi trasgredisce i propri obblighi, soldati ma anche quadri. Dobbiamo svolgere dunque il nostro compito con competenza senza accettare compromessi. Un eventuale lassismo nell’istruzione e nei controlli deve essere messo al bando.

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