Le sfide del futuro nel contesto globalizzato

L’evoluzione dei conflitti

La logistica è una tematica affascinante, complessa e continuamente in evoluzione. Prima di iniziare la discussione legata agli aspetti del processo “rifornimento e restituzione” del nostro esercito, è utile gettare uno sguardo ai probabili scenari politico-militare ai quali la logistica dovrà adattarsi o, meglio ancora, prepararsi con anticipo.

Joh Gray scrisse

… the aftermath of September 11th has produced a new kind of unlimited war. The Hobbesian anarchy that flows from failed states has enabled stateless armies to strike into the heart of the world’s greatest power. In response the US and other liberal regimes are turning themselves into Hobbesian surveillance states [1].

Questo breve passaggio ci proietta direttamente verso una realtà assodata. I conflitti si sono evoluti, modificati; che lo vogliamo o meno, sono e stanno cambiando. Sempre secondo Gray, il profilo dei conflitti globali sarà contraddistinto dall’aumento della popolazione, dalla difficoltà di reperire le materie prime, e dal cambiamento irreversibile del clima. Questo cocktail sarà completato dal fallimento di alcuni stati e da componente etnico e religioso.[2] Questo il quadro della situazione.

Il teatro delle future operazioni è in continua trasformazione; “La violence interétatique n’a pas disparu, mais, perdant son statu de péril dominant, elle n’est désormais ni la plus probable, ni la plus dangereuse[3]. Come ci farà notare più tardi l’autore, a questo punto, si deve ripensare alla nozione di potenza. Praticamente si enuncia come la sola capacità di costrizione e di dissuasione sono diventate sempre meno efficaci. Di fatto, per imporre la propria volontà, sono necessari altri strumenti, per esempio la pressione economica e/o la diplomazia.[4] In nostro aiuto, possiamo riscoprire lo scritto di Sun Tzu – l’Arte della guerra – “Il vero stratega sconfigge il nemico ancora prima di impegnarlo nel combattimento”[5]. Concretamente Sun Tzu pone l’accento sull’utilizzo della forza simmetrica con un supporto importante nel campo della ricerca delle informazioni. L’autore di “la guerre probable” continua affermando che, malgrado la guerra classica sia da considerare probabilmente estinta, nella loro fase iniziale, i conflitti verranno condotti su un livello simmetrico. Successivamente da una fase simmetrica, di debole consistenza, si passerà alla fase più lunga e difficile, cioè la fase dissimmetrica.[6] Dobbiamo però anche tenere in considerazione un ulteriore aspetto; cioè la volatilità[7] dei confini; simmetria sì, ma a geometria variabile e non racchiusa unicamente nelle barriere dello Stato Nazionale.

Per quanto riguarda l’impatto della globalizzazione e delle operazioni militari, nell’articolo “la globalizzazione della guerra classica – cause ed effetti”[8], ponevo l’accento sulla concatenazione di elementi che determineranno le future (probabili) operazioni militari. Il Consigliere federale Ueli Mauer, capo del DDPS, recentemente si esprimeva molto chiaramente a questo soggetto: nel prossimo futuro, infatti, il nostro nemico non sarà un’entità statale, conosciuto fino ad ora come Rosso[9]. Come Gray in apertura di questo capitolo, anche il capo del DDPS identifica la minaccia rappresentata dalle diverse culture (immigrazione vs integrazione), dalla gestione delle risorse naturali (sfruttamento vs accessibilità per tutti), dal terrorismo internazionale (cooperazione internazionale vs sicurezza) e dal riscaldamento del nostro pianeta (ecologia vs economia). Brevemente la minaccia culturale è da ricondurre all’immigrazione che giocoforza potrebbe modificare gli assetti culturali presenti. Le risorse naturali potrebbero essere un problema, se non saremo in grado di gestirle con più oculatezza e ottimizzare la relativa distribuzione. Gli effetti devastanti del surriscaldamento – basti pensare alle sempre più frequenti catastrofi naturali – saranno un focolaio di tensioni a livello globale. Come pure globale è il problema del terrorismo. Francesco Tullio, afferma che “il terrorismo è una forma di guerra psicologica che punta al caos e alla destrutturazione del sistema del nemico facendo leva sulla relazione fra i sentimenti dei singoli ed il potere costituito”[10]. Un possibile riscontro, o conferma delle nuove minacce, è anche contenuto in un articolo dal titolo Trend Strategici[11] dove si metteva in evidenza la dimensione militare del domani, il ruolo degli attori principali e la tipologia dei conflitti con le implicazioni nelle operazioni militari. Dieter Ruloff in “Wie Kriege beginnen – Ursachen und Formen”, evince anche come la globalizzazione abbia delle zone d’ombra, ossia l’esclusione dei 4/5 dell’umanità dai mercati globali.[12] Il tutto si tradurrebbe in un mondo che viaggia, come minimo, a due velocità (benessere e sfruttamento delle risorse disponibili).

Per giungere alla conclusione di queste prime considerazioni, e riprendendo il discorso relativo alla dissimmetria, possiamo rilevare che le operazioni a livello internazionale celano delle difficoltà non indifferenti, come ci fa ben notare Giovanni Marizza nello studio intitolato “I punti deboli della gestione delle crisi”[13]. Dove la difficoltà, come avremo modo di osservare più tardi, risultano essere antitetiche alle nuove esigenze, o meglio, alle sfide che saremo chiamati ad affrontare. Come Sun-Tzu prima, anche il generale Desportes vede nelle guerre probabili l’importanza della condotta di operazioni, come se fossero delle operazioni di ricerca di informazioni[14]. Bisognerà pensare globalmente, ma agire tatticamente (localmente)[15]. Un ulteriore aspetto da non sottovalutare, è anche la velocità delle azioni, che saranno possibili solo contando sulla superiorità dell’informazione[16]. Situazione, quella della velocità, in contrasto con quanto abbiamo vissuto fino ad ora nelle operazioni internazionali (mantenimento della pace) – lentezza delle strutture di comando, equipaggiamento standard ma non adattato alla situazione, bassa capacità sensoriale sul terreno. D’altro canto, è utile rammentare nuovamente, che “La guerra esiste. Il terrorismo esiste. Tutti e due sono legati da sottili similitudini. La guerra, il terrorismo sono sempre esistiti, si sono trasformati, e noi con loro”[17].

Abbiamo parlato brevemente delle possibili forme evolutive dei conflitti; velocità, tecnologia ed implicazioni a livello globale. Abbiamo accennato al terrorismo; quest’ultimo non nuovo, ma ora più importante. Per terminare, Simone Weil ci fa riflettere sulle interrelazioni esistenti fra la nostra società contemporanea e il concetto di guerra; “… da una parte, la guerra è soltanto il prolungamento dell’altra guerra che si chiama concorrenza e che fa della produzione stessa una semplice forma di lotta per la supremazia; dall’altra, tutta la vita economica contemporanea è orientata verso una guerra futura. In questo intreccio inestricabile di militare e di economico, dove le armi sono messe al servizio della concorrenza e la produzione è messa al servizio della guerra, la guerra non fa che riprodurre, a un livello più elevato, i rapporti sociali che costituiscono la struttura stessa del regime”[18]. In ambito della politica di sicurezza svizzera, il rapporto per la politica estera evince come, la già citata globalizzazione giocherà un ruolo sempre più centrale per il nostro paese inoltre “die Schweiz ist eine ausgeprochene Globalisierungsgewinnerin. Mit der Tatsache geht aber auch eine starke Abhängigkeit von Entwicklungen auf regionaler und auf globaler Ebene einher[19]. Quindi sì preoccupazioni, ma nella globalizzazione troviamo anche effetti a favore del nostro paese.

A questo punto è giunto il momento di analizzare brevemente le implicazioni concernenti la logistica militare in generale. Non parleremo per contro di strategie logistiche, bensì ci soffermeremo soprattutto sul ruolo della logistica a livello tattico. Il ruolo della logistica

Il ruolo della logistica

A volte lo dimentichiamo, ma la differenza fra l’agire militare e il settore civile è il seguente: l’esercito pone il suo agire fra la vita e la morte, mentre il settore civile ha come modo di agire il profitto[20]. La figure 1, mostra la relazione fra l’aspetto finanziario e il cotesto generale, mentre la figura 2 ci mostra la relazione fra la logistica civile e la logistica militare. In qualsiasi analisi, e anche quando si parla di logistica, questo fattore non deve e non può essere dimenticato. Parliamo ora di logistica. Il termine “logistica” appare nei dizionari nel XIX secolo[21]. Sarebbe però errato credere che questo termine non fosse conosciuto prima di questo periodo. Sun-Tzu già 2500 anni fa riconosceva l’importanza strategica dell’approvvigionamento delle proprie truppe: “… Un comandante intelligente si sforza di sottrarre i viveri al nemico. Un solo contenitore di viveri del nemico equivale a venti dei nostri; un solo contenitore di foraggio, a venti dei nostri[22]” Anche Clausewitz, nel periodo napoleonico vi dedica un capitolo (XIV-Vettovagliamento), rilevando che il tema (vettovagliamento) ha assunto più spessore, in quanto nel Medioevo gli eserciti non erano di taglia così grande come nell’epoca napoleonica[23]. È solo nel 1911, che il termine della logistica entra a far parte della terminologia militare[24]. Con le due Grandi Guerre, la Guerra Fredda e le Campagne Irachene, la logistica si è viepiù sviluppata. Basti pensare al ruolo dei rifornimenti operanti su teatri lontani dal paese Madre. Un concetto che riassume l’importanza della logistica ci può far capire ancora meglio l’essenza stessa: “Good logistics alone can’t win a war – Bad logistics alone can lose it[25].

La logistica è tuttora in fase di trasformazione, rispettivamente è in evoluzione. Nell’ambito del Network Centric Warfare (NCW)[26] la logistica riveste un ruolo sempre più determinante per la riuscita delle operazioni. Sun-Tzu lo ribadiva già 2500 anni fa, ed ora più che mai le sue parole si sposano benissimo con il concetto di Information Technology nell’ambito NCW: “Speed is the essence of war. Take advantage of the enemy’s unpreparedness; travel by unexpected routes and strike him where he has taken no precautions[27]. A titolo di precisazione, in ambito della dottrina militare svizzera, un concetto simile al NCW lo troviamo nello pseudonimo di NEO (Network Enabled Operations). Per quanto ci concerne, ogni operazione militare che non può contare su una logistica veloce e sicura, non avrà nessuna possibilità di riuscita. Oggi, ma sempre più nel futuro ormai prossimo, si parlerà di – logistica mirata, ossia di una logistica capace di servire le proprie prestazioni snellendo i propri processi organizzativi e quindi in tempi più celeri[28].

Un ulteriore suggerimento, ai fini di comprendere ancora meglio la trasformazione della logistica, ci viene dal Generale G. Pagonis (US Army) nel suo libro Moving Mountains, dove per mezzo di un esempio ci mostra la differenza fra ieri, l’oggi e il domani:

[… So, let’s imagine that you decide you want to take 1,000 of your closet friends to a Penn State football game (Perhaps you’re interested in observing the grand master of teamwork, Joe Paterno, at work.) This plan, for better or worse, is your strategy. We’ll assume, first, that you have at least 1,000 close friends, most of whom would be pretty likely to accept your invitation. We’ll also assume that once they’ve accepted, you can be confident that they’ll show up at the appointed time and place. What’s your first step? It’s when you ask this question that you begin to think logistically: Given the stadium strategy, how are you going to implement it?…][29]

Segue una serie di quesiti legati all’acquisto dei biglietti allo stadio (quanti ne devo acquistare 500, 900, 1000?), ai posti a sedere, al periodo della stagione. Quesiti legati alla logistica. L’esempio, continua con altre domande sul trasporto: come si organizza (bus, treno, libero), il luogo di incontro eccetera.

[…and wait a minute: you’ve told your friends to meet the buses at the train station. It’s a big train station. Maybe you should have said, “Meet me at Track 1, at the train station.” Now what? A second round of invitations, with better instructions?.

The tickets arrive in the mail, and you notice on the back that the university takes no responsibility if you or your friends get hit by a thrown or kicked object. You start to wonder: Are you liable if your friends get injured? Under what circumstances? And speaking of injuries, what kind of medical care is available, if worse comes to worst? Maybe the stadium only sells hot dogs. You begin to wonder if any of your friends hate hot dogs, are allergic to hot dogs, or have religious objections to eating hot dogs. If so, what will they eat? If there’s a two-beer-per customer limit, how will you treat 1,000 friends to a beer?

What if it rains?

Most important of all: in my premise, I asked you to assume that you had at least 1,000 close friends, and that once they had accepted, they would show up at the appointed time and place. But the first things I tell my junior officers about logistics, is, never assume anything! The logistician who assumes things quickly goes down the chute…][30]

La morale della storia è semplice. Primo: si parla sempre di logistica. Tutti ne riconoscono l’importanza, poche persone, però la capiscono. Secondo: le tattiche e le teorie sono, sulla carta, irreprensibili mentre la pratica, di regola, nasconde brutte sorprese. E qui sta il punto: le sorprese;

The logistician doesn’t deny Murphy’s Law, but instead tries to quarantine its potential impacts [31].

L’esempio di Pagonis ci può aiutare a meglio capire la relazione esistente forze armate e logistica: ogni azione dovrà tenere conto della capacità operativa della logistica – lo sviluppo tecnologico non può essere solo appannaggio delle forze combattenti. Sarebbe come avere una Ferrari, ma con un motore di una 2-Cavalli (che comunque può essere sempre di grande supporto!). Nella prossima sezione, definiremo le tendenze in corso tenendo conto della logistica militare del nostro esercito.

Scenari e conseguenze (logistiche) per l’esercito Svizzero

La mutata percezione della sicurezza è ormai evidente. La minaccia classica ha lasciato il posto ad una minaccia diversa, difficile da definire al contrario di come lo si poteva fare in passato. Gli eserciti di massa, per diverse ragioni, hanno o stanno lasciando il posto ad eserciti ridotti in effettivi, ma più dipendenti dalla tecnologia.  Gastone Breccia in un articolo pubblicato su LIMES dal titolo Adieu, Herr von Clausewitz[32], evince quanto l’approccio strategico clausewiziano si adatta difficilmente alle nuove sfide geo-politiche (guerriglia locale e terrorismo transnazionale) attuali e future. Questo non significa rinchiudere nel cassetto del dimenticatoio i principi clausewiziani, bensì saperli adattare alle nuove esigenze. È inoltre doveroso ricordare come la nostra condotta tattica sia plasmata dallo stratega di Napoleone e quindi anche quest’ultima ha bisogno di correzioni di pensiero. L’autore del testo, termina citando a sua volta Richard Simpkin “… gli eserciti non possono più limitarsi a padroneggiare la guerra di manovra tra avversari armati e abituati a combattere in modo sostanzialmente analogo, ma devono strutturarsi, equipaggiarsi ed addestrarsi all’impiego delle tecniche dell’irregular warfare per sconfiggere i nuovi nemici sul loro stesso terreno[33].

A fronte di queste considerazioni è necessario anche per il nostro esercito sapersi adattare e preparare alle sfide del futuro. Ma questo è il punto cruciale. Per poter preparare l’esercito, un elemento importante per la nostra politica di sicurezza, dobbiamo prima attendere le linee politiche. Allo stadio attuale, è allo studio, un nuovo rapporto della politica di sicurezza[34]. Purtroppo però la strada per giungere ad un consenso politico è tutta in salita: “allo stadio attuale, le divergenze sui compiti dell’esercito sono ancora rilevanti. Un consenso prioritario su questi ultimi è ancora lontano”[35]. Pertanto non ci è ancora possibile tracciare con sicurezza la direzione nella quale il nostro esercito si dovrà muovere. Infatti, prima di poter apportare modifiche strategiche alle strutture delle nostre forze armate, è imperativo determinare i seguenti fattori;

  • La missione all’esercito.
  • Le possibili prestazioni[36].
  • Le strutture.

Nel processo di concepimento dell’esercito, si dovrà disporre anche di una dottrina[37] coerente. Questa ipotetica dottrina, dovrà confrontarsi con due elementi: i fattori che la influenzano e le conseguenze che porta. Nel primo caso, le influenze, dovremo tenere conto dei seguenti fattori: le esperienze acquisite, la tecnologia, le minaccie e i rischi, l’ambiente e la situazione geografica, la politica, le risorse finanziarie, le risorse del personale, la storia e la dottrina esistente. Per quanto concerne il secondo elemento, cioè le conseguenze di tale dottrina dobbiamo tener conto dei seguenti punti: l’istruzione, l’allenamento, la pianificazione e l’acquisizione di materiale, il concetto d’impiego, le direttive, le diverse tattiche e procedure, altre dottrine d’impiego, i concetti di operazioni e l’organizzazione delle strutture.

L’allegato 1 (punti nevralgici dell’economia militare) ci mostra un ulteriore possibilità di meglio comprendere il processo decisionale in un contesto economico, ma ugualmente determinante. La missione all’esercito, ossia i compiti generali verranno stabiliti dal nostro sistema democratico, dopo una lunga e non facile discussione. Basti pensare alle discussioni attorno al concetto di difesa pura del territorio versus gli impieghi all’estero. Stabiliti i compiti, sarà la volta di determinare le prestazioni necessarie per ottemperare ai compiti. Infine si potranno stabilire le strutture dell’esercito. Bisognerà oltretutto considerare i fondi attribuiti, priorizzando le prestazioni in base alle probabilità e, come detto, alla disponibilità finanziaria.

Abbiamo parlato più volte del compito fondamentale dell’esercito. A questo punto è utile un breve excursus tematico. In relazione con gli sviluppi negli affari militari nel contesto geopolitico, dobbiamo chiederci seriamente se gli incarichi dell’esercito corrispondano al contesto nel quale ci troviamo. L’asimmetria, l’alta tecnologia, la ricerca delle informazioni, il soldato come sensore sono alcuni punti che dovrebbero farci riflettere su quale siano veramente i compiti dell’esercito da catalogare come plausibili. Volendo essere logici e conseguenti, a fronte degli sviluppi anche i compiti dell’esercito, nell’interesse della politica, dovrebbero essere modificati. Probabilmente scopriremo che le formazioni meccanizzate, o le formazioni della logistica, nella forma attuale perderebbero il concetto di fondamentale. Solo dopo questo processo di trasformazione, potremo parlare di compiti fondamentali dell’esercito. Il rapporto finale del CSS del politecnico federale di Zurigo però ci rende attenti del fatto che in questo periodo esistono delle consistenti divergenze nell’identificare una reale minaccia.[38] Il rischio attuale è che si parla sempre più spesso di compiti, partendo dal principio che la difesa o i compiti siano quelli classici conosciuti durante la Guerra Fredda. Probabilmente, nel contesto attuale manca un dibattito critico e aperto su questo aspetto. Terminando il nostro excursus, possiamo affermare che, la difesa del territorio o gli interessi del nostro Paese, possono essere raggiunti anche adattando le forze armate alle esigenze delle sfide geopolitiche del prossimo avvenire.

Anche la logistica dovrà giocoforza tenere conto degli sviluppi in corso e delle finanze; quest’ultime sempre più determinanti nei processi decisionali. Per quanto concerne la base logistica dell’esercito (BLEs), questa trasformazione è già in corso dagli inizi della Grande Riforma, allora con il nome di Esercito XXI. Ai fini del nostro discorso però, ci concentreremo essenzialmente sulla logistica a livello della truppa.

Breve sintesi

Abbiamo visto come i futuri conflitti potranno evoleversi. Ebbene, ci siamo resi conto che da una situazione iniziale di probabile simmetria, dovremo aspettarci una situazione dissimmetrica. L’aumento della popolazione, con conseguente riduzione degli spazi vitali, di maggior utilizzo delle già scarse risorse, dal cambiamento del clima e da componente etnico – religiose, darà vita a possibili tensioni che rischieranno di sfociare in conflitti. Successivamente ci eravamo posti la domanda  sugli effetti che la globalizzazione avrà sugli affari militari. La concatenazione degli effetti sopracitati e la digitalizzazione del campo di battaglia avranno un denominatore comune: la velocità dell’azione. Bisognerà insomma pensare globalmente, ma essere in grado di agire localmente.

Volgendo uno sguardo al passato, possiamo intravvedere gli sviluppi della logistica fino ai nostri giorni, ci siamo resi conto di come questa tematica, sia stata sempre un punto fondamentale nella concezione delle operazioni militari; da Sun-Tzu, passando da Clausewitz, per arrivare a Pagonis. Rispondendo poi al quesito si poneva l’obiettivo di identificare le conseguenze per la logistica militare, abbiamo appurato che anch’essa, se vorrà essere di supporto e non di intralcio, dovrà essere veloce e mirata. Anche per la logistica, il concetto di tecnologia legata al concetto di NCW giocherà un ruolo determinante per la realizzazione di qualsiasi operazione militare. Per terminare abbiamo identificato i criteri che l’esercito svizzero necessiterebbe alfine di concepire una logistica atta a competere con le sfide moderne. Non c’è dubbio; prima di parlare di strutture o di compiti, l’esercito necessita di chiare linee politiche. Da queste linee, verranno poi stabilite le prestazioni e di conseguenza verranno concepite le strutture e sviluppato i processi.


[1] Grey, John. AL QAEDA and what it means to be modern. Faber and Faber. 2003. ISBN 0-571-21280-2, pag 84.

[2] Grey, John. AL QAEDA and what it means to be modern, pag 70.

[3] Desportes, Vincent (Général). La guerre probable – Penser autrement. Paris, Ed Economica, 2007, pag 9.

[4] Desportes.  La guerre probabile – Penser autrement, pag 19.

[5] Sun-Tzu. L’arte della Guerra (a cura di Leonardo Vittorio Arena). Un Manuale di strategia militare, filosofia, politica e psicologia scritto 2.500 anni fa. Milano, Biblioteca Universale Rizzoli – Superclassici. ISBN 88-17-15272-2, pag 6.

[6] Desportes. La guerre probabile – Penser autrement, pag 36.

[7] Per volatilità si intende una serie di problemi, crisi o situazioni che non sono delimitati da confini legati allo Stato Nazionale, bensì legati a regioni, gruppi culturali o centri di interesse.

[8] Rappazzo, Alessandro (magg). La globalizzazione della guerra classica – cause ed effetti. RMSI – Rivista Militare della Svizzera Italiana. Numero 1 (marzo 2009), pag 28-29.

[9] Conferenza tenuta in occasione dell’Assemblea Ticinese degli Ufficiali, USI (Università della Svizzera Italiana), Sabato 16 maggio 2009.

[10] Tullio, Francesco. Il brivido della sicurezza – Psicopolitica del terrorismo, dello squilibrio ambientale e nucleare. Milano, Franco Angeli, 2007. ISBN 978-88-464-8570-0, pag 16.

[11] Rappazzo, Alessandro (magg). Trends strategici. RMSI – Rivista Militare della Svizzera Italiana. No 3 (08. 2004), pag 15-20.

[12] Ruloff, Dieter. Wie Kriege beginnen – Ursachen und Formen. München, Verlag C. H. Beck. ISBN 3-406-51084-1, pag 204.

[13] Marizza, Giovanni. I punti deboli della gestione delle crisi. Sanzioni economiche, nation building, exit strategy. Milano, Franco Angeli, 2005. ISBN 88-464-7007-9.

[14] Desportes. La guerre probable – Penser autrement, pag 125.

[15] Desportes. La guerre probable – Penser autrement, pag 127 e 131.

[16] Alberts, David S. Garstka, John J. Stein, Frederick P. Network Centric Warfare – Developing and Leveraging Information Superiority. CCRP (Command and Control Research Program), 2002 – 2nd Edition (Revised). ISBN 1-57906-019-6, pag 54.

[17] Rappazzo, Alessandro (magg). La crociata ideologica e opportunistica – Fatti e misfatti fra due consanguinei; guerra e terrorismo. RMSI – Rivista Militare della Svizzera Italiana. Numero 6 (giugno 2003), pag 21.

[18] Weil, Simone. Riflessioni sulla guerra. http://www.agapecentroecumenico.org/sito/index.php?name=EZCMS&menu=140801&page_id=191 (Stato giugno 2009).

[19] __________ Aussenpolitischer Bericht 2009. Bern, 2. September 2009, pag 6310.

[20] Pagonis, William G. (Lt. General). Moving Mountains – Lessons in Leadership and logistics from the Gulf War. Boston, Massachusetts: Harvard Business School Press, 1991. ISBN 0-87584-508-8, pag 210.

[21] ————. Les fronts invisibles – Nourrir, Fournir, Soigner – Actes du colloque international sur la logistique des armées au combat pendant la première Guerre Mondiale. Nancy, France: Presses universitaires de Nancy, 1984. ISBN 2-86480-153-1, 22.

[22] Sun-Tzu. L’arte della Guerra, pag 28.

[23] Clausewitz, Karl von. Della guerra. Arnoldo Mondadori Editore, 2000. ISBN 88-04-43119-9, pag 404.

[24] ————. Les fronts invisibles – Nourrir, Fournir, Soigner – Actes du colloque international sur la logistique des armées au combat pendant la première Guerre Mondiale, pag 23.

[25] General Brehon B. Somervell – Commanding General Army Services Forces, 1942.

[26] Alberts, David S. Garstka, John J. Stein, Frederick P. Network Centric Warfare – Developing and Leveraging Information Superiority, pag 88. – NCW is about human and organizational behaviour. NCW is based on adoption a new way of thinking – network-centric thinking – and applying it to military operations. NCW focuses on the combat power that can be generated from the effective linking or networking of the war fighting enterprise. It is characterized by the ability of geographically dispersed forces (consisting of entities) to create a high level of shared battlespace awareness that can exploited via self-synchronization and other network-centric operations to achieve commanders intent.

[27] Sun-Tzu, L’arte della Guerra.

[28] Alberts, David S. Garstka, John J. Stein, Frederick P. Network Centric Warfare – Developing and Leveraging Information Superiority, pag 44.

[29] Pagonis. Moving Mountains – Lessons in Leadership and logistics from the Gulf War, pag 199.

[30] Pagonis. Moving Mountains – Lessons in Leadership and logistics from the Gulf War, pag 200-201.

[31] Pagonis. Moving Mountains – Lessons in Leadership and logistics from the Gulf War, pag 202.

[32] Breccia Gastone. Adieu, Herr von Clausewitz. LIMES – Rivista italiana di geopolitica, Gruppo editoriale l’Espresso, Numero 6, 2009, ISBN 88-8371-192-0, pag 289.

[33] Breccia Gastone. Adieu, Herr von Clausewitz, pag 293.

[34] http://www.sipol09.ethz.ch/ (Stato giugno 2009).

[35] Möckli, Daniel. Wenger, Andreas. Schlussbericht des Center for Security Studies (CSS) der ETH Zürich – SIPOL WEB, Öffentliche Plattform zum Sicherheitspolitischen Bericht. Zürich, 11. Juni 2009, pag 8.

[36] Attualmente le prestazioni sono definite dall’allegato 2: profilo delle prestazioni dell’esercito (Stato al 26.03.2008).

[37] La spiegazione del concetto “dottrina”, fa riferimento ad una presentazione durante il corso ZAL 1. Referente: ten col SMG C Meier, dottrina militare, 30 novembre 2009.

[38] Möckli, Wenger. Schlussbericht des Center for Security Studies (CSS) der ETH Zürich, pag 5.

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