L’isola della felicità

Lo spunto dell’odierna riflessione è frutto di una duplice constatazione a fronte della mia quotidiana lettura di diversi media. La prima è tratta dall’articolo di Mauro Bussani apparso su LIMES (2/2012), mentre la seconda da una vignetta di globecartoon.com intitolata “Switzerland spared by the crises”.

http://www.globecartoon.com/

Partiamo dalla vignetta di Chappatte nel quale troviamo la solita isoletta felice. Intorno ad essa un maremoto. L’Unione Europea, la crisi finanziaria … La domanda ora da porsi è fino a quando saremo considerati un caso a parte. Ma siamo poi così isolati come pensiamo? Certamente essere in Europa, ma al di fuori di diverse istituzioni quali l’Unione Europea ci permette ancora di avere un certo margine di manovra. Questo però non esclude il fatto che malgrado tutto il verde, abbiamo dei vicini. Siamo si fuori dall’Europa, ma siamo anche parte del problema e delle soluzioni. Bussani introduce così il suo articolo dal titolo “Mercati finanziari e democrazia reale”

Nella partita della crisi economica che scuote l’Occidente, gli Stati sono relegati a meri gestori in patria degli interessi dettati da opachi organismi globali. A rischio diritti del singolo, uguaglianza tra i cittadini e spazio di manovra delle istituzioni politiche nazionali.

switzerland
switzerland (Photo credit: siette)

Come rileva lo stesso autore dell’articolo, da alcuni anni a questa parte, con la sempre più ingerenza della globalizzazione, le questioni economiche, ma anche ambientali ed energetiche, ma sopratutto la finanza sono temi di valenza globale e pertanto sempre più al di fuori del controllo dello Stato Nazionale. Lo Stato è sempre il polo di riferimento per il popolo, ma è indubbio il fatto che molte decisione esimono dal volere nazionale e quindi gestite al di fuori dei confini così come li abbiamo conosciuti. Sempre Bussani afferma che la crisi finanziaria ha evidenziato a livello delle politiche ora globali una perdita di sovranità.

Il governo statuale delle dinamiche interne, circa le priorità e gli stessi contenuti delle scelte, è insomma destinato a comandare sempre meno e a subire sempre più lo stiletto della globalizzazione dell’economia e della finanza, a vestire sempre meno i panni del rule-maker e sempre più spesso quelli del rule-taker.

Lo Stato quindi rischia di divenire un umile servitore e un attore (politico e democratico) per garantire l’esecuzione di tutte le decisioni prese (da organi tecnocratici) al di fuori dei propri confini. Così anche se al momento “l’isola Svizzera”, può essere considerata felice, dobbiamo renderci conto che, volenti o nolenti, anche il nostro Stato deve gioco-forza interagire con forze extra-nazionali.


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