Pensieri sulla politica di sicurezza della Svizzera

Viviamo in una società sempre più globalizzata. In vari campi quali la finanza, l’economia ma anche l’approvvigionamento del paese, nella produzione, nella politica, siamo sempre più dipendenti, anzi meglio, interdipendenti. La minaccia classica, cioè lo scontro classico fra due o più stati, almeno in occidente, è ridotta ad un lumicino. Tutto a posto? Smantelliamo gli apparati di sicurezza? Ma si, così possiamo anche risparmiare un po’ di soldi.

estintoreMa questo risparmio può – senza preavviso – rivelarsi pericoloso. È come l’estintore appeso da qualche parte in un edificio. È li. Li pronto per essere usato. Sì ma da chi? come? Confinato in un angolo e probabilmente poco guardato, rimane uno strumento che in caso di bisogno può e deve essere pronto per dare il proprio contributo alla sicurezza. Ma un solo estintore per un grande stabile è solo un pagliativo. Un solo estintore mal conservato, ancora peggio.

La questione della sicurezza è uno di quei temi che probabilmente nelle scuole professionali, ma anche nelle scuole dell’obbligo, trova poco spazio. Anzi, se lo trova, guai a parlare troppo di uno strumento complementare e cardine per la sicurezza di ogni stato moderno; l’esercito. Ma il futuro non sarà privo di tensioni, di conflitti; il futuro non potrà tener conto del fattore sicurezza.

Jene, welche militärische Risiken oder Sicherheitsrisiken unterhalb der Kriegsschwelle nicht wahr haben wollen, müssen sich ihrer Verantwortung bewusst sein: Was in Sicherheitsbereich – und unsere Milizarmee ist die einzige Sicherheitsreserve in unserem Land … (Capo dell’esercito, cdt di corpo André Blattmann).

Un sano approccio alla sicurezza, è una tematica, che a mio modo di vedere dovrebbe essere coltivata. È un investimento a lungo termine. Oggi probabilmente la mancanza di interesse vertente alla sicurezza del proprio paese è da ricondurre ad una superficialità della nostra classe politica di allora. Oggi cominciamo ad intravvedere le prime conseguenze. Ma torniamo a parlare delle minaccie.

Purtroppo la minaccia è come un virus. Con il tempo si adattta. Si modifica. Oggi possiamo tranquillamente parlare di operazioni di guerra non militari o di operazioni militari diverse dalla guerra. Questi termini racchiudono diverse tematiche, che sarebbe opportuno sviluppare in altra sede. Possiamo però sintetizzare la minaccia, collocandola al di sotto della soglia bellica; cioè al di sotto della linea conosciuta dei conflitti armati tipici dello scorso secolo.

Per far ciò, possiamo riprendere succintamente il discorso del capo del dipartimento della difesa, della protezione civile e dello sport, il consigliere federale Ueli Maurer del 16.03.2013 dal titolo “Pensieri sulla politica di sicurezza della Svizzera“. L’importanza del mondo occidentale è in declino e il mondo è in trasformazione. Per trasformazione intendiamo, non solo la globalizzazione, bensì anche gli equilibri di potere. Il mondo del domani, probabilmente non sarà più dominato dall’Occidente. Il futuro ci riserverà una nuova tipologia di conflitti, quali probabili conflitti fra Stati – e qui niente di nuovo – conflitti fra culture (anche in stati consolidati del mondo occidentale) – e conflitti interni agli Stati. Le migrazioni, le diverse culture e le diverse religioni, ma anche l’indebitamento incontrollato saranno fattori che potranno determinare una rottura della società occidentale, sfociando in conflitti.

Per questo motivo, continua il consigliere federale, la politica di sicurezza è un fattore cardine. Senza la sicurezza verrebbe a mancare il benessere. La nostra neutralità, punto ancora ancorato fra la popolazione, sarà ancora un fondamento della nostra società – un appoggio morale, che ci permetterà anche in futuro di allacciare o di intrattenere relazioni privilegiate con l’esterno. Altro punto fermo e irrinunciabile della politica di sicurezza è sicuramente la collaborazione fra le diverse istituzioni politiche a tutti i livelli e i partner che operano nella sicurezza a favore della popolazione. In ultimo e non per ultimo, l’esercito di milizia è l’ultimo arazio del nostro paese per rispondere in modo fermo e flessibile alle minaccie presenti e future. La speranza è che questo esercito non finisca in un angolo remoto di uno stabile. Come il nostro estintore descritto in entrata del testo. La speranza che questo estintore sia grande abbastanza per far fronte al pericolo. Inoltre è lecito sperare che durante il tempo di inattività, la qualità e il funzionamento siano sempre stati oggetto di severi e rigorosi controlli.

3 commenti su “Pensieri sulla politica di sicurezza della Svizzera”

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