Visione strategica

L’America e la crisi della potenza globale. Possibili sviluppi. Le forze e le debolezze degli USA. Quali sono gli scenari di un disimpegno americano sullo scacchiere globale. Il ruolo della Cina. Il ruolo delle altre potenze emergenti.

Polski: prof. Zbigniew Brzeziński
Polski: prof. Zbigniew Brzeziński (Photo credit: Wikipedia)

L’analisi di Zbigniew Brzezinski – 10. consigliere per la sicurezza nazionale (presidenza Jimmy Carter) – è lucida, interessante, a volte provocativa ma indubbiamente è una lettura stimolante. È si, focalizzata indubbiamente da un punto di vista americano, ma riflette anche possibili conseguenze e/o analogie della la vecchia Europa.

Il testo di Brzezinski è un imperativo per tutti coloro interessati alla geopolitica.

Nella prima parte l’autore affronta la tematica della potenza globale con riferimenti al passato, al presente e al futuro. Continua poi con alcune considerazioni che richiamano il risveglio (l’ascesa – o i ritorno – di grande potenza) della Cina o dell’Asia in generale quale futura potenza globale e le probabili conseguenze o sviluppi nell’ottica occidentale.

Nella seconda parte, l’autore individua nella situazione di oggi sei dimensioni critiche a cui l’America è chiamata a reagire:

  1. l’aumento, ma come pure l’esplosione incontrollata, del debito nazionale;
  2. l’imperfezione del sistema finanziario americano (una bomba ad orologeria non solo per l’America);
  3. una sempre più marcata diseguaglianza del reddito;
  4. il decadimento dell’infrastruttura nazionale;
  5. l’ignoranza generale della popolazione concernente gli affari globali;
  6. sistema politico sempre più radicalizzato (fra repubblicani e democratici).

Questi sei punti, come rileva Brzezinski, sono anche caratteristiche dell’Unione Europea. Ma a fronte delle debolezze sopra-citate, l’America ha ancora dei punti di forza che l’autore identifica in sei aree ben distinte;

  1. l’economia (l’America è ancora la più grande economia nazionale);
  2. la sua abilità nel campo tecnologico e dell’innovazione;
  3. l’America può contare su una forte base demografica;
  4. la capacità Americana di una mobilitazione sociale (della sua popolazione);
  5. le ricche risorse naturali, la coesione nazionale dove vi è una quasi assenza di problemi etnici;
  6. la sua forte convinzione con valori universali quali i diritti umani, la libertà individuale, la democrazia e le opportunità economiche.

La terza parte, e sempre più interessante, affronta la tematica “del mondo dopo l’America – il 2025, non sarà cinese, bensì caotico”.

Da rilevare che la Cina ha tutti gli interessi che l’America non sparisca o che non declini troppo velocemente, dallo scacchiere globale:

… a rapid decline of America’s global primacy would produce a global crisis that could devastate China’s (pag 79)

L’autore ricorda poi la massima di Deng Xiapoing’s che riassume il pensiero e la strategia da sempre insita del comportamento cinese:

Observe calmly; secure our position: cope with affairs calmly; hide our capacities and bide our time; be good at maintaining a low profile, and never claim leadership (pay 81).

Comunque anche la Cina deve fare i conti – e li sta già facendo – con altre potenze locali. Un esempio l’India, ma anche il Giappone, l’Iran … Continuando nel capitolo, Brzezinski identifica quali secondo lui sono gli stati geopoliticamente più in pericolo o per lo meno furieri di problemi; Georgia, Taiwan, Corea del Sud, Belarus, Ucraina, Afghanistan, Pakistan, Israele e il grande medio oriente. Nel relazionare uno ad uno i vari problemi, traccia poi dei parallelismi con la storia del XIX/XX secolo dell’Europa. Ma probabilmente molto importante è da rilevare, quanto un declino degli Stati Uniti nel Medio oriente, potrebbe sfociare in un peggioramento della sicurezza nell’intera regione aprendo ad un “già visto” visto in Europa; si pensi alle diatribe o rivalità fra l’Inghilterra, Francia e Germania. Le guerre per il controllo dell’Europa …. Basti sostituire i nomi con gli attori di questa Area; India, Pakistan, Giappone, Corea, Cina …

Nel quarto capitolo vengono poi affrontate le sfide che in quest’area (medio oriente) si riducono a due:

  1. la strategia, che include il mare, l’aria, lo spazio e il cyber-spazio;
  2. e i problemi ambientali, che include delle implicazioni geopolitiche quali una giusto utilizzo dell’acqua come risorsa, l’artico e il cambiamento climatico.

Successivamente, l’autore affronta la tematica dell’Eurasia focalizzato anche sul ruolo della Russia e della Turchia. In seguito è la volta della descrizione di un più stabile e cooperativo Est, dove per il mezzo di analogie con la l’Europa di ieri e l’Asia ci spiega cosa non dovrebbe ripetersi:

… obsessed with interstate rivalry and eventually the victim of self-destruction (?) … (pag 155)

Il capitolo termina focalizzandosi principalmente sulla relazione Cino-Ameracano e le varie implicazioni nel campo militare, ma anche diplomatico ed economico.

In una nota (e citata dall’autore a pag 170) di Liaowang Dongfang Zhoukan dell’aprile 2010 dal titolo “over the next 10 years, mass incidents will be the greatest challenge to governance“, possiamo rilevare cinque principali pericoli dell’imenso territorio cinese;

  1. disparità fra ricchi e poveri;
  2. disordini urbani e malcontento generale;
  3. una cultura della corruzione;
  4. disoccupazione e;
  5. perdita della fiducia sociale.

Continuando affronta poi la relazione fra USA – Cina e Taiwan;

The United States no longer recognizes Taiwan as a sovereign state and acknowledges the Chines view that China and Taiwan are part of a single nation (pag 177).

Taiwan quindi come parte della Cina, ma probabilmente sul modello di Hong-Kong all’insegna del motto “una Cina, diversi sistemi”.

Brzezinski, nella sua parte conclusiva, ribadisce che l’impegno americano nella regione asiatica, dovrebbe essere quasi comparato al ruolo che l’Inghilterra ebbe durante il diciannovesimo e i primi anni del ventesimo secolo (pag 189). Ma allo stesso tempo riconoscere che la stabilità della regione non dovrebbe essere imposta a lungo termine da una potenza extra-asiatica (pag 190).

Geopolitical equilibrium in twenty-first-centruy Asia has to be based more on a regionally self-sustaining and constructive approach to interstate relations and less on regionally divisive military alliances with non -Asian powers (pay 190).

Probabilmente il declino americano, quale unica potenza globale, non deve corrispondere gioco-forza con un periodo di anarchia. Il mondo di domani sarà probabilmente un mondo con più potenze globali e regionali. Non per questo però dobbiamo pensare solo negativamente. Anzi forse, un concerto più diversificato e coeso potrà produrre più stabilità e crescita.

Un libro da leggere. Una visione strategica si, di stampo americano, ma anche noi da questa parte dell’Atlantico che si voglia o meno, facciamo parte dell’occidente e quindi molte sfide ci accomunano con il nostro grande protettore.

Zbigniew Brzezinski
Strategic Vision
America and the Crisis of Global Power
ISBN: 978-0-465-02954-9
Basic Book, 2012

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