Gli unicorni domineranno il mondo?

Lo strapotere economico sta distruggendo la libertà

Sempre di più la democrazia per prendere decisioni deve rendere di conto al Dio denaro.

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Se ci pensiamo attentamente, la nostra storia è caratterizzata da aggregazioni ed espansioni. Dai primi assembramenti di poche persone, nuclei, alle tribù, dai villaggi, piccole città, grandi città (stato), proseguendo poi con i regni, gli imperi e agli Stati. La comunità con il tempo si è sempre più allargata. Oggi parliamo di mondo globale. Siamo interconnessi, conosciamo ogni singolo centimetro di questa terra.

Anche l’economia, con gli scambi agli albori dell’umanità, fino ad un’economia fondata sul credito di oggi, si è sempre più espansa e globalizzata. Sono molti gli aspetti antropologici e storici che potremmo includere, ma ci limiteremo al ruolo delle società (intese come entità economiche). Le società di oggi, Gli unicorni, rispettivamente le bit-tec, saranno gli stati di domani? Per il tramite di esempi catturati dalla nostra storia, mi permetterò brevemente di abbozzare degli scenari futuri. Scenari perché il nostro futuro, corre su un asse temporale soggetto a variazioni costanti. Predire il futuro è così un esercizio quasi impossibile, mentre tracciare delle possibili vie permette, a chi mi legge di, di abbozzare una discussione sulle possibili conseguenze e di prendere di un possibile sviluppo.

Giovanni è un artigiano di una piccola cittadina della svizzera centrale. Produce indumenti su misura. Dopo alcuni anni gli affari vanno così bene che il suo negozio è un punto di riferimento e data la mole di lavoro, ha assunto diversi dipendenti. Di seguito riesce ad aprire diverse filiali in altre città importanti della Svizzera. Hans è subentrato al padre e dopo poco tempo con il capitale lasciatogli da suo padre, differenzia la sua attività con la vendita di scarpe. Di seguito automatizza gran parte della produzione. Il figlio di Hans, che riprende le attività del padre è un medico con il piglio degli affari, e si butta nella produzione di medicamenti. Una volta avviata l’azienda farmaceutica, cessa le attività dei suoi avi, concentrandosi nella farmaceutica. L’azienda cresce, e apre diverse filiali all’estero acquisendo competitori. L’azienda è così poi quotata in borsa adeguando le strutture di gestione alle nuove dinamiche del mercato. Oggi l’azienda è presente in tutti i 5 continenti e conta oltre alla farmaceutica, gestisce anche prodotti assicurativi, finanziari di consulenza. Diverse sono anche le partecipazioni in Start-up e aziende tecnologiche. Oggi l’azienda è un attore globale e un partner al quale lo Stato della confederazione non può fare a meno di tenere conto.

Facciamo ora una breve digressione sulla politica (polis). Platone filosofava il suo credo in strada, tra la gente e vedeva la democrazia come uno strumento nel quale il cittadino poteva esercitare il suo volere. Il cittadino per il tramite della democrazia, con l’esercizio politico, poteva decidere. Ma era un’epoca, dove l’esercizio politico era comprensibile. Oggi – e lo dobbiamo ammettere – per molti temi a noi sottoposti, dobbiamo fare ammenda di ignoranza. Come posso decidere sulla necessità di utilizzare le centrali nucleari, sulla clonazione, sull’imposizione fiscale e tanti altri temi ancora. Oggi le nostre decisioni sono prese a fronte di menestrelli che ci vogliono convincere su questo o su quell’altro tema. Anche il politico ha raggiunto il suo limite (cognitivo). Metri sono le pile di documenti che devono essere letti durante una legislatura. Praticamente impossibile. Così oggi la politica federale per ogni decisione rilevante deve rendere conto all’economia innanzitutto, agli esperti. Oggi per decidere il politico ha bisogno di un sostegno tecnico. Le schiere di burocrati sono le pedine che dovrebbero permettere al politico di prendere delle decisioni. Ma come fa la politica a prendere una decisione controversa quando l’azienda fondata da Giovanni fa sentire la sua voce?

Vedete la dualità fra la crescita delle aziende e il ruolo della politica?

Già diversi anni orsono, pensavo al ruolo delle banche (oggi penserei agli unicorni e alle Big-Tech), che diventando sempre più grandi potrebbero sostituirsi agli Stati. Diventare così importanti, da creare uno Stato nello Stato. Non per questo in contrapposizione, ma alternativo. Sono folle? Sarei cauto con questa possibilità. Pensiamo brevemente a questa possibilità.

Ma l’ironia è che questa tendenza o folle idea non è altro che un déjà-vu storico. Certo erano altri tempi. Prendiamo l’ascesa dell’impero olandese (siamo all’incirca nel 1600). L’Olanda un impero? Ma forse più interessante è il come mai l’Olanda divenne una potenza. La spinta fu data dalla finanza e dalla nascita della fiducia nel credito. Gli Olandesi ripagavano con puntualità i crediti, mentre le monarchie impegnate in dispendiose guerre difficilmente ripagavano sfiduciati imprenditori. Parliamo della compagnia olandese delle Indie orientali (V.O.C), oppure della compagnia olandese delle Indie occidentali (V.I.C), anno dopo anno divennero sempre più potenti. Queste compagnie possedevano anche eserciti assoldati per difendere i propri interessi. Vennero statalizzate dopo circa 200 anni. Anche il ruolo della compagnia Britannica delle Indie Orientali, ha fatto la fortuna dell’impero Britannico. Queste compagnie non statali furono così promotrici dell’ascesa economia ed egemonica dei due imperi. Poi vennero statalizzate.

Per contrastare questa influenza sempre più pervasiva e che decretò o accelerò anche la caduta del sistema medioevale per abbracciare poco alla volta il sistema capitalistico, si crearono delle regole – o statalizzazioni prima – per evitare la concorrenza alla nuova entità che si stava propagando; parliamo degli Stati Nazionali. Successivamente, con la globalizzazione si crearono delle strutture giuridiche per limitare il formarsi di colossi egemoni.

Come i regnanti di allora che – grazie alle guerre di conquista – avevano le casse vuote, oggi gli Stati Nazionali sono confrontati a casse sempre più vuote. Dall’altra parte troviamo aziende come Google, Apple, Amazon, le Bit-Tech, grandi come le vecchie Holding, ma ancora più pericolose, in quanto detengono il controllo sulla tecnologia e su una quantità esorbitante di contante. Provate ad essere un politico molto importante che ad un certo punto è in disaccordo su una tematica legata ad interessi di questi colossi. Dall’oggi al domani vi trovereste tagliati fuori e azzerati mediaticamente. Chiedetelo al presidente americano uscente (indipendentemente dal pro o dal contro). Siamo giunti allo stadio dove una coalizione di grandi e influenti aziende può molto semplicemente correggere a proprio piacimento il corso del futuro[1]. Ecco il nocciolo. È un nocciolo già visto, si, ma oggi questa situazione è ancora più esplosiva di quanto lo fosse fino ad oggi. Non voglio affermare di essere contro queste concentrazioni, ma rendere attenti su un punto: siamo ancora liberi di scegliere e di creare il nostro percorso liberamente? Cosa succede se domani, dovessimo criticare questa o quella aziende? Verremmo banditi dai social? Oppure non avremmo più accesso alla tecnologia che ci necessità per produrre i nostri beni?

Un concetto liberale ci insegna che se vogliamo pescare in un laghetto, dobbiamo darci delle regole per dare la possibilità a tutti di poter pescare. È il fondamento del liberalismo. Se il pescatore A e magari B e C si mettono d’accordo, potrebbero determinare il bello e il brutto tempo, escludendo o penalizzando la maggioranza dei pescatori. Ma a questo punto quali sono le alternative a questo nuovo strapotere? Quale sarà il ruolo dello stato di domani?

Diversi sono gli scenari, ma probabilmente nessuno di questi sarà una realtà. Un primo scenario è implosione degli Stati Nazionali di come li conosciamo oggi a favore di un’unica e globale entità a livello planetario. Un accentramento e unificazioni delle strutture economiche e di sicurezza (in molti campi), lasciando alle regioni diverse competenze “locali”.

Un possibile scenario è la sempre più importanza delle grandi corporation che daranno vita a centri di competenza relegando gli stati adepti e agli abilitatori per le condizioni sociali e di lavoro.

Una terza direzione è quella di una limitazione o assorbimento delle grandi aziende nelle rinnovate strutture nazionali. In ogni caso la tendenza ad una egemonizzazione delle strutture e ad una maggiore regolamentazione sarà il grattacapo dei leader di oggi e di domani. Ma in ogni caso il ruolo dello Stato così come lo conosciamo oggi, dovrà essere radicalmente ripensato, anche perché probabilmente il motore economico non potrà crescere all’infinito.


[1] Christiane Hanna Henkel. Der Überwachungskapitalismus hat begonnen. NZZ, Meinung & Debatte, 19.01.2021, S. 17.

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