L’importanza della diversità – divide et impera – e la questione della sfera privata

Non è raro che all’annuncio di nuove disposizioni contrattuali o di utilizzo, la comunità si sollevi e si indigni per un nuovo attacco alla libertà nonché alla propria sfera privata. Ora mi si permettano alcune considerazioni. Innanzitutto è risaputo che ogni utilizzo di un servizio gratuito, corrisponde sempre una concessione da parte dell’utilizzatore. È un dato di fatto, è una regola di mercato che dobbiamo, volente o nolente, accettare.

Ma torniamo al senso del nostro discorso e concentriamoci ora sul servizio di messaggeria più conosciuto – per lo meno nel mondo occidentale – ossia WhatsApp. Prodotto che ha rivoluzionato non di poco le nostre abitudini. La potenza di questo prodotto o servizio sta attualmente nei numeri, nella facilità di utilizzo, nell’essere gratuito e anche per essere stato il primo a fare breccia nei cuori delle persone. Non è mia intenzione accanirmi quindi su WhatsApp che anch’io utilizzo e continuerò ad utilizzare. Me ne guardo bene anche dal demonizzare la tendenza a concatenare le quantità d’informazioni che trasmettiamo, e di rimpetto, cediamo al servizio di messaggeria. Oltre al latente pericolo – vero – della condivisione dei dati, quando questi possono essere utilizzati in modo negativo, ledendo i principi della sfera privata, dobbiamo ricordare che da parte nostra aspiriamo ad un prodotto sempre più “smart”. Quest’ultimo aspetto viene spesso dimenticato dalla maggioranza delle persone che gridano allo scandalo. Grazie a queste piattaforme, da tempo approfittiamo di una migliore vita digitale. Dobbiamo dirlo.

Non dico che non esiste il pericolo, dico solo che dobbiamo saper differenziare l’argomento e una volta reso visibile le diverse tematiche, ricomporle in modo pragmatico.

Innanzitutto, dobbiamo renderci conto che ciclicamente, i prodotti vengono migliorati, le offerte ampliate. Da un lato per evitare inutili diatribe giudiziarie, vengono aggiornate anche le disposizioni legali, d’altro canto, anche grazie al miglioramento dell’offerta, si rende necessario una modifica delle disposizioni che riguardano la sicurezza della sfera privata.

Due sono i punti da non dimenticare: quello che è gratuito non lo è e che chi offre un servizio persegue dinamiche di mercato. In altre parole, il miglioramento viene perseguito per ottenere il massimo degli scopi, con l’impiego minimo dei mezzi[1].

A questo punto ecco una piccola storiella:

  • il cliente propone al servizio delle modifiche;
  • la piattaforma, grazie ai propri ingegneri e collaboratori (che sono uomini come noi), propone e introduce novità;
  • i consumatori apprezzano la novità;
  • la piattaforma annuncia nuove disposizioni;
  • i consumatori si indignano (“Aiuto! La sfera privata è sotto attacco!”);
  • la stampa amplifica ai malumori dei consumatori;
  • la piattaforma reagisce e temporeggia;
  • il tempo passa;
  • la piattaforma conferma le nuove disposizioni;
  • la notizia passa quasi inosservata;
  • i consumatori accettano, anche perché il servizio è proprio “cool”.

Questa situazione potremmo definirla un déjà-vu, ossia una situazione ciclica che gioca sulle dinamiche psicologiche del consumatore in linea con le regole del mercato; il Dio Denaro.

Ma allora cosa possiamo fare? Isolarci completamente da tutte queste soluzioni “smart” è possibile, ma saremmo messi ai margini della società. Perderemmo la nostra identità, saremmo, quasi marginalizzati, tagliati fuori. Provate a pensare ad un teenager o a un dirigente privati del loro smartphone (telefono intelligente), computer eccetera. La comunicazione è anche questo e senza ciò, non saremmo nessuno.

Non si tratta di sbattere la porta in faccia a questa o a quella applicazione, bensì di prendere in mano la situazione, differenziandone il loro utilizzo.

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Precedentemente, avevo accennato al fatto della necessità di considerare diversi aspetti. Anche se velocemente, lo abbiamo fatto e così abbiamo capito che chiudere la porta in faccia alla situazione, non è assolutamente la cosa giusta da fare. Propongo invece una diversificazione dell’utilizzo delle piattaforme. Perché non diversificare utilizzando più soluzioni. Recentemente ho installato o reinstallato (di regola provo tutte le novità) tutte le applicazioni di messaggistica e di comunicazione audio e video. Ho contattato diversi amici o gruppi e abbiamo concordato questa o quell’applicazione. Praticamente si tratta di diversificare l’uso dei servizi.

Così facendo, senza voler aggravare il concetto di divide et impera (dividi e conquista)[2], abbiamo la possibilità da una parte di limitare il potere di un solo servizio, dall’altra di innescare una migliore competizione (regole del mercato) fra i diversi fornitori di servizi. Va da sé che come consumatori, dobbiamo diventare molto più agili di come lo siamo oggi. Agilità in questo caso significa diversificare, provare. Probabilmente il singolo non potrà mai fare la differenza, mentre le masse possono determinare parte del loro destino. Attualmente le masse purtroppo sono pigre, si autocommiserano e sono refrattarie al cambiamento.

Riassumendo non si tratta di “sbattere la porta in faccia” a questa o a quella applicazione, bensì di prendere in mano la situazione, differenziandone il loro utilizzo.

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[1] Il senso della frase è attribuita al professor Umberto Galimberti, filosofo nella discussione sul ruolo della tecnica e dell’uomo (l’uomo nell’età della tecnica).

[2] divide et impera Motto latino («dividi e conquista»), con cui si vuole significare che la divisione, la rivalità, la discordia dei popoli soggetti giova a chi vuol dominarli; attribuito a Filippo il Macedone, è stato ripetuto soprattutto con allusione ai metodi politici seguiti, nel 19° sec., dalla casa d’Austria (ma anche Luigi XI di Francia usava dire diviser pour régner). 

In informatica la locuzione indica una metodologia per risolvere problemi: il problema viene diviso in sottoproblemi più semplici e si continua fino a ottenere problemi facilmente risolvibili; combinando le soluzioni ottenute si risolve il problema originario. Treccani enciclopedia on line (Stato: 24.01.2021).

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