“Durante la Guerra Fredda lo scenario era più semplice”

Politica di sicurezza. Rete integrata per la sicurezza. Ruolo dell’Esercito. Il paradigma e la forma della mincaccia. Esercizio combinato. Una risposta. Un inizio.

Prendo spunto da un’articolo-intervista a cura da Ronny Nicolussi, pubblicato sulla Neue Zürcher Zeitung di mercoledì 4 settembre 2013 dal titolo: “Im Kalten Krieg war das Szenario einfacher – erste nationale Sicherheitsverbundsübung seit Jahren“. L’intervista è a margine della prima conferenza della Rete integrata Svizzera per la sicurezza, “dove i principali attori in materia di sicurezza hanno formulato le loro aspettative in merito alla creazione all’organizzazione della sicurezza in seno alla Rete integrata“. Il rapporto per la politica di sicurazza 2010, aveva riscontrato diversi problemi di coordinazione fra diversi enti (pubblici e non). Di conseguenza, questa organizzazione, ha il non facile compito di coordinare, in caso di crisi, la confederazione, i cantoni, comuni e altri organi.

DUESENJAEGER, KAMPFFLUGZEUG, AUTOBAHN, LANDUNG, MANOEVER, UEBUNG, STARTBAHN, A1, MILITAER, ARMEE, SCHWEIZER ARMEE, LUFTWAFFE, FLUGZEUG, MILITAERFLUGZEUG, SCHWEIZERISCHE LUFTWAFFE,
Luftwaffen-Übung während des Kalten Krieges: Vier Hawker Hunter 58A der Luftwaffe werden 1985 an der Uebung “U TAUTO” auf der Autobahn A3 bei Flums, Schweiz, aufgetankt, bevor sie wieder losfliegen.
(aus 20min.ch)

Durante la Guerra Fredda era, alla maggior parte della popolazione, chiaro quele fosse lo scenario più pericoloso. Per questo motivo le esercitazioni combinate avevano come perno la difesa armata e la sopravvivenza del Paese. In questo scampolo di inizio del nuovo millennio però la minaccia si è fatta più complessa e meno chiara. Anche allora, come oggi, conoscevamo il terrorismo, la problematica dei rifornimenti, la paralisi dell’economia eccetera. Oggi però, e grazie anche alla meno importanza della minaccia militare, lo stato deve far fronte a diverse altre minaccie. La politica di sicurezza, per il tramite dei suoi strumenti ha il compito di farvi fronte. Se allora era la forza, rappresentata dall’Esercito di milizia Svizzero, l’elemento preponderante, oggi chiaramente la situazione è ben diversa. In funzione dello scenario, della situazione da affrontare sarà quel o quell’altro strumento ad assumere il ruolo guida. Per esempio in uno scenario di pandemia l’esercito sarà da supporto, mentre sarà l’organo preposto alla sanità a fungere da leader e da coordinatore.

Nel mese di marzo di quest’anno, avevo “scritto” alcune riflessioni sul ruolo di un ipotetico ente che funge da coordinatore della politica di sicurezza. Un mia convinzione è che questo organo debba essere permanente e direttamente subordinato al Consiglio Federale. Purtroppo la difficoltà nel coordinare le istituzioni federali, cantonali e comunali, non permettono attualmente la nascita di un tale organo (permanente).

si_po_preziL’esercizio combinato del novembre 2014 è comunque un passo importante per stabilire i punti forti e deboli del nostro attuale sistema. Ci sono due paradigmi che il nostro Paese deve prendere atto; il primo è che la politica di sicurezza non vuol dire esercito e che per far fronte alle nuove minaccie necessitiamo, ora più che mai, di un organo permanente. Mentre il secondo è che i diversi particolarismi, ancora oggi molto presenti nelle nostre istuzioni (su tutti i livelli), poco si addicono alla gestione di crisi, sempre più globali. La lettura di guerra senza limiti di Qiao Liang e Wang Xiangsui, è esemplare; la guerra classica, pur non disparendo, ha lasciato il posto a minaccie più globali, e più subdole. Il nostro paese dunque ha bisogno di un organo permanente, che possa impiegare gli strumenti della politica di sicurezza in funzione “geometria variabile”.

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